Aprilia RSV4 Factory ? Test Ride

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3 anni e mezzo di sviluppo e 25 milioni di euro di investimento hanno dato vita al primo caccia interstellare interamente made in Italy

Prova in pista
Il tempo non è clemente e sul circuito di Misano incombe un grigio uniforme, la pista è umida su tutto il tracciato e i meccanici Aprilia montano le gomme rain. Ci sono inoltre due signori un po’ speciali che di volta in volta scenderanno in pista con noi per farci apprezzare fino a che punto si possa spingere questa moto e sono il signor Max Biaggi e il signor Shinya Nakano.
Io sono un tester particolare rispetto alla media, molto alto e abbastanza grosso, dico questo perché come salgo sulla moto ho qualche perplessità: la seduta è alta e sostenuta e questo va bene, le gambe entrano agevolmente nel serbatoio e anche questo è un bene, ma in linea di massima è così piccola la moto che sembra non esserci, sembra sparire sotto di me, acendomi temere qualche difficoltà nella guida. Il rumore è veramente acattivante, familiarmente Aprilia.
Ci danno il via e si entra con la mappa intermedia: come le gomme si sono un po’ scaldate e ho preso confidenza con l’umido della pista comincio a dare un po’ più di gas e, a dirla tutto, un po’ mi sono emozionato: la moto ti catapulta a velocità ragguardevoli senza troppe difficoltà, l’handling, come già aveva sottolineato Nakano in conferenza stampa, è sorprendente, la sbatti in piega senza pensarci e rimane incollata nel suo binario senza la minima incertezza. Le vibrazioni, effettivamente non si percepiscono e quando si arriva nel curvone si arriva quasi a provare pura gioia nel sentire questo caccia interstellare che cerca di saltare nell’iperspazio e che se non lo fa è solo per via del polso del tester che la sta guidando.
Usciamo ai box, giusto il tempo di cambiare mappa: a motore acceso si chiude il gas (controllato tramite ride by wire di seconda generazione), si agisce sul bottone di accensione e si seleziona la mappa. Questa volta proviamo quella senza compromessi, la Track: la differenza è abissale.
Quella che prima era un’eccellente moto da pista, capace di dar filo da torcere alle giapponesi, diventa un prototipo da gara e di colpo capiamo perché Batta del team Suzuki si sia lamentato con la direzione corse a Phillip Island: non sembra possibile che questa moto sia stata omologata e resa di serie. Dai gas e senti gli effetti dell’accelerazione, tende ad alzarsi un po’ l’anteriore, ma non troppo, rimane quindi sempre attaccata al terreno su cui può facilmente scaricare tutti i suoi cavalli.
L’impianto frenante Brembo è una cosa eccezionale, si può usare anche un solo dito, anzi lo consigliamo perché i ferodi mordono il disco (alleggerito da Aprilia) con una tale violenza che se si agisce d’istinto, essendo abituati ai soliti freni, ci si ritrova a guardare l’asfalto con la coda della moto che punta il cielo.
Durante la prova le sensazioni sono contrastanti e si accavallano: un misto di timore reverenziale, di emozione infantile e di senso della scoperta e d’avventura scombussolano le budella come le forze G e quando c’ho fatto l’abitudine e comincio a divertirmi, avendo ormai capito cosa scrivere di questa moto, mi viene data la bandiera a scacchi e il gioco finisce.
Il giudizio complessivo, non solo mio, ma anche di tutti i colleghi presenti, unanimemente d’accordo, è che sia una delle migliori moto mai viste; invano ci siamo messi a spulciarla per trovare difetti che non fossero soggettivi come l’estetica o il colore. Insomma Aprilia ha fatto centro, si laurea con 110 e lode e bacio accademico come miglior costruttore di astronavi e ora, già proiettati nel futuro, non vediamo già l’ora di vedere la futura RSV4 R e soprattutto l’ABS da competizione che stanno sviluppando e che presto allestirà l’intera gamma della casa del leone di San Marco.
Non possiamo che chiudere con: chapeau!

Casco: Dainese Performance Mugello
Tuta: Dainese Laguna Seca B. P.
Stivali: Dainese Axial Race

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