Intervista a Roberto Brandoli

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Roberto Brandoli si racconta a VeraClasse, introducendoci al mondo del restauro d’auto d’epoca di prestigio e alla sua personale interpretazione di design.

Roberto Brandoli è un figlio d’arte, un designer e un Maestro Artigiano che ha iniziato la sua attività nell’impresa familiare, la Carrozzeria Brandoli di Modena. L’impresa è stata fondata da Egidio Brandoli nel 1980 ed è specializzata nel restauro di Ferrari d’epoca degli anni ’50, ’60, e ’70, spesso vere opere d’arte. Roberto da circa cinque anni affianca all’attività dei restauro un’originale e personale interpretazione di design, realizzando opere ispirate alla propria formazione. Attività che ha raccontato a VeraClasse.

 

Cominciamo con un po’ di storia…come è iniziata la sua passione per il design?
Beh…diciamo che è una cosa che ho sempre avuto, già da piccolo quando ho conosciuto questo mestiere,  la nostra è un’attività familiare, lo scorso anno è stato il nostro trentesimo anniversario. Ho sempre avuto una passione per creare e costruire.

Poi cinque o sei anni fa ho avuto come un sogno, di costruire una lampada, che è quella che vede. È  una lampada che riproduce le stesse forme del fanale di una Ferrari. È esattamente quella perchè noi nel nostro lavoro utilizziamo dei manichini in metallo, che sono sempre quelli, sui quali plasmiamo i pezzi che dobbiamo costruire. È sempre un creare qualcosa. Insomma la passione ce l’ho sempre avuta.

C’è una filosofia comune che sottende le due cose, l’attività di restauro e il design?
L’idea comune è quella della capacità di realizzare dei pezzi con il metallo. Realizzarli è un’abilità perchè non esiste una tecnologia nel nostro lavoro, a volte ci troviamo a dover lavorare avendo a disposizione solo disegni e vecchie immagini e quello che dobbiamo fare è riprodurre le forme originali.

La creatività e la fantasia sono alla base delle due cose. E le tecniche sono le stesse, ad esempio nell’ottenimento dell’effetto bugnato, quello che vede in alcune opere. La tecnica è quella di battere il metallo su sacchi di sabbia, noi ora utilizziamo la gomma, ma l’effetto è lo stesso. Tutto è raffinato. Poi noi, in un certo senso, lavoriamo già con delle opere d’arte, perchè alcune auto che ci arrivano sono davvero dei pezzi unici.

Comunque in tutte le mie opere c’è un richiamo alla mia attività. Recentemente ho realizzato uno sgabello che riproduce fedelmente il sedile di un’auto d’epoca e che voglio ultimare con dettagli che richiamano sempre il mio mestiere. Ho poi realizzato dei pezzi che possono essere considerati quasi dei gioielli, c’è un bracciale e c’è un girocollo. Anche qui le tecniche utilizzate sono quelle del mio lavoro, l’effetto bugnato infatti è ottenuto grazie al martellamento della lamiera. Arriva tutto dalla mia formazione.

Cosa l’appassiona di più nel suo lavoro?
Riuscire a dimostrare le mie capacità. E ad ottenere ciò che voglio, fin nel minimo dettaglio. Spesso i clienti ci mettono di fronte a delle sfide e ripongono in noi molta fiducia.
Ci sono ad esempio dei clienti che portano le auto che restauriamo a delle gare internazionali e quando ci portano la macchina ci danno una grande fiducia, perchè in questo lavoro non si possono fare le cose in fretta. La perfezione si può ottenere tanto quanto si arriva vicini all’originale, non possiamo andare oltre.

E proprio a questo proposito qual è il progetto di restauro che le ha dato maggior soddisfazione?
Non c’è. Credo non ce ne sia uno in particolare, tutti.
Forse ecco quelli più…diciamo più sofferti. Perchè ci sono progetti che ci portano a lavorare talmente tanto che si arriva ad un punto in cui davvero non se ne può più e non si vede l’ora di finire. Ma alla fine, una volta terminato il lavoro, questo lascia quasi una forma di nostalgia. Detto così sembra strano  perchè uno dice “è un pezzo di metallo”, ma alla fine ci si lega al progetto e volte si raggiunge una perfezione, una bellezza tale, quasi un’opera d’arte. Ci sono ad esempio restauri, anche per gare in Europa e in Nord America, che richiedono centinaia di ore e un grande lavoro di ricerca e a volte dobbiamo ricostruire intere parti di vettura. E portare a termine questi progetti, diciamo proprio i più sofferti, è quello che forse mi dà maggiore soddisfazione.

Quindi i suoi clienti hanno una provenienza internazionale, molto varia?
Si, assolutamente.

Qual è il legame con il su territorio? perchè questo sembra un territorio che non ha eguali proprio per quanto riguarda il settore automobilistico.
Sì la nostra attività è molto legata al territorio, qui sono nate grandi realtà per quello che riguarda la carrozzeria e la meccanica. Ci sono Ferrari, Maserati e Lamborghini e noi è su questo che lavoriamo. Questa zona è proprio chiamata “Terra di Motori”, qui in ogni garage c’è una piccola officina. E il territorio è anche uno stimolo a fare meglio, a fare di più.

Ha qualche progetto di design futuro di cui desidera parlarci?
Ci sono delle piccole modifiche che voglio fare, come quella allo sgabello e al girocollo, piccoli miglioramenti, ma al momento non ho in mente nuovi progetti.

Stiamo invece creando un atelier, proprio nella zona accanto all’ufficio, quella silenziosa diciamo, dove ora si rifinisce la vettura, avviene il montaggio finale, la fase conclusiva di tutto il lavoro. Qui abbiamo allestito degli stand con alcune delle mie opere e ne abbiamo esposte alle pareti. Nella parte finale poi c’è una libreria e davvero le persone che entrano rimangono colpite e sorprese. Infatti vorremmo cambiare il nostro nome, molti ci dicono che non dovremmo più chiamarci carrozzeria, ma non abbiamo ancora trovato il titolo giusto.

Come definirebbe lei una persona di Vera Classe? Che cos’è la VeraClasse in una persona?
Io credo che sia quel desiderio di avere, di essere speciale. Amare, essere attratti per sentimento dalle cose di classe, le cose più raffinate. E queste possono essere un viaggio, un’automobile, un luogo. È provare un’emozione verso le cose particolari, le cose non comuni.

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