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Una ricetta semplice e di sicuro effetto per chi ama i piatti caratteristici del Friuli Venezia Giulia

Iniziamo oggi un viaggio gastronomico che ci porterà dall’estremo Nord-Est della nostra penisola fino alle regioni meridionali, non dimenticando naturalmente le isole. Non c’è, forse, paese al mondo, tenendo conto naturalmente delle dimensioni, che presenti una tale varietà di cibi come l’Italia. Si va da elementi tipicamente Mitteleuropei all’Est, a quelli francesi a ovest per finire con quelli mediorientali al Sud.
E visto che da qualche parte dobbiamo incominciare il nostro viaggio gastronomico, partiamo dal Friuli Venezia Giulia, regione che si potrebbe elevare a simbolo della diversità gastronomica del nostro Paese.
La regione è costituita da due elementi distinti il Friuli con le sue grandi pianure, le montagne e, perché no, anche dal mare. L’altro elemento è la Venezia Giulia, con Trieste capoluogo e Gorizia che si pone come cerniera tra le due parti. Come se non bastasse, il Friuli Venezia Giulia è un crocevia di popoli e di culture, anche culinarie diverse. Qui si mescolano specialità le più varie che però hanno un comune denominatore: sono tutte cucine povere che non si possono paragonare, per esempio, con la ricca cucina emiliana.
Sarà giocoforza dedicare al Friuli Venezia Giulia, come del resto a tante altre regioni, almeno due puntate del nostro immaginario viaggio gastronomico.

Inizieremo con il Friuli, terra tradizionalmente povera che ha conosciuto anni di emigrazione e le cui genti troviamo sotto tutte le latitudini. Anche così non è facile perché oltre ad avere vaste pianure e bellissime montagne, il Friuli ha anche una sua parte adriatica, dove prevale la cucina di mare. Con una scelta assolutamente arbitraria, tratteremo la cucina di mare quando parleremo della Venezia Giulia. Sorge spontanea, allora,la domanda: qual’è il piatto tipico del Friuli? La polenta? La brovada? Il frico? Il musetto? I cjalsons? Le innumerevoli frittate? La gubana? E potremo andare all’infinito. Faremo nuovamente una scelta arbitraria e parleremo del prosciutto di San Daniele, famoso nel mondo come quello di Parma e punto di partenza per una serie di pietanze. Tra le tantissime abbiamo scelto una delle preparazioni più semplici , anche se non meno gustosa di tante altre più elaborate: le tagliatelle al San Daniele.

 

Abbiamo bisogno (per 4 persone) di:
350 g di tagliatelle;
150 g di prosciutto di San Daniele in due fette;
1 scalogno;
3-4 cucchiai di parmigiano grattugiato;
50 g d i burro;
1 bicchiere di panna;
sale, pepe.

Tagliamo il nostro prosciutto a dadini o a listerelle, in una larga padella facciamo leggermente colorire nel burro lo scalogno tritato finemente, al quale poi aggiungiamo il San Daniele e lo facciamo andare per 1 o 2 minuti. Quindi aggiungiamo la panna e la facciamo bollire per 2-3 minuti. Regoliamo di sale (attenzione, perché il prosciutto e salato per se stesso), scoliamo le tagliatelle cotte al dente e le versiamo nella padella. Facciamo saltare la pasta nell’ intingolo, aggiungiamo abbondante pepe macinato sul momento e in ultimo una generosa spolverata di parmigiano. Volendo potremo sostituirlo con del montasio.
Come vedete il piatto e di semplicissima realizzazione e, aumentando leggermente le dosi, può fare anche da piatto unico. Consigliamo di abbinarvi un vino bianco secco giovane e tra i vini friulani non avete che da scegliere.

A cura di
Giovanni Fischer
giornalista

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