Lo stato del vino secondo Zonin

Stampa

Vini di qualità e distribuzione moderna: sono questi i presupposti fondamentali per l’industria vitivinicola secondo il Cav Gianni Zonin

Il 60% del vino italiano è venduto attraverso la grande distribuzione, aumentano la consapevolezza del consumatore della qualità del vino, attenzione alla territorialità: gli italiani bevono meno ma meglio. Conoscere bene il mercato e la domanda e attuare strategie di marketing di anticipo: sono oggi le chiavi per avere successo nel mondo del vino.

In sintesi sono questi i punti principali dell’intervento del Cavalier Gianni Zonin al convegno “Lo stato del vino” tenutosi il 7 maggio a Roma.

Per il cavalier Zonin, partendo dal presupposto che il vino rappresenta per le grandi catene l’ottava referenza in termini di fatturato e circa il 60 per cento della vendita di vino in Italia passa attraverso le forme moderne di distribuzione, come viene evidenziato nell!ultima ricerca condotta da Partesa, uno dei maggiori gruppi di distribuzione dell!agroalimentare, presentata lo scorso 10 aprile a Verona, per quello di qualità la distribuzione moderna oggi rappresenta una grande opportunità: questa tipologia si sta affermando a discapito del vino così detto da tavola ivi compresi i vini venduti in brik o in contenitori di plastica.

Ed è una tendenza non solo nazionale: basta considerare il caso della Spagna dove dal 2008 al 2009 le vendite di vini bianchi italiani nei supermercati si sono incrementate del 21% a fronte di una flessione dei francesi del 31%, o il caso degli Usa dove nei supermercati il vino italiano ha messo a segno un più 2,2% in volume e un più 5,3% a valore anno su anno. Indicazioni più o meno simili si hanno dai mercati esteri di riferimento per il vino italian, Germania in testa.

Secondo Zonin due aspetti non sono da sottovalutare nella scelta dei consumatori, la qualità e la territorialità: «Oggi il consumatore si dimostra disposto a spendere un po’ di più per avere maggiore qualità. Se infatti si osservano le curve di volume di vendita dei vini cosiddetti da tavola (compresi i brik) quelle dei vini di qualità e si confrontano anche le curve di prezzo, si scopre che nel periodo 2006-2009 si è assistito a questo fenomeno: il vino di qualità ha guadagnato il 3,5% in volume e il vino da tavola ha perso il 19,5; il prezzo medio del vino di qualità si è attestato nel periodo considerato a 4,18 euro e il vino da tavola a 3,6 euro. Dunque gli italiani bevono meno ma bevono meglio. Oltre alla qualità il consumatore è sempre più attento alla territorialità. Se infatti si scompongono per regioni i dati di vendita si vede come i vini territoriali siano sempre ai vertici delle classifiche di vendita. Vuol dire che il consumatore ha trasferito parte delle sue modalità di acquisto nella distribuzione moderna, ma che l’attenzione all’origine del vino, la compatibilità con la gastronomia tradizionalmente consumata, l’appartenenza di un determinato vino ad un territorio restano valori che il consumatore va cercando anche nella distribuzione moderna».

Infine a parer del Cavalier Zonin azioni di marketing mirato e innovativo consentiranno di raggiungere buoni risultati nella gdo. Tra queste, azioni volte a personalizzare di più il corner di vendita del vino in modo da enfatizzare anche nei supermercati i valori aggiunti immateriali del vino di qualità, azioni di marketing esperienziale (attraverso ad esempio la degustazione in situ) di comarketing con altre eccellenze gastronomiche, di marketing virale volto a incrementare il passaparola tra i frequentatori del punto vendita della distribuzione moderna.

Stampa