Viaggio in Cile: avventura tra le Ande e il deserto.

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Continua il viaggio dei collaboratori di VeraClasse alla scoperte delle bellezze sudamericane. Ora siamo in Cile una terra tutta da scoprire tra vette, deserti e mare…

di Veronica del Punta  e Massimo Frera – 26 novembre 2011

Ancora un volta per i nostri spostamenti ci serviamo degli autobus argentini e partendo da San Juan attreversiamo nuovamente la frontiera tra Argentina e Cile dal passo Portillo, nota localita’ sciistica che offre panorami privilegiati sulle vette andine piu alte come l’Acongaua. Nemmeno il tempo di attraversare il confine e lanciare un’occhiata curiosa ai primi paesaggi cileni che ci blocchiamo per il primo imprevisto del viaggio: giusto ppochi minuti prima del nostro passaggio un camion é andato a fuoco e la strada é ora bloccata in attesa di vigili del fuoco e polizia. Dopo quasi un’ora di snervante attesa risuciamo a rimetterci in moto alla volta di Santiago! Dai finistrini ci stupiamo nel notare come al di qua delle Ande il paesaggio desertico della provincia di Mendoza sia solo un ricordo, tutto inorno a noi si apre una verde vallata ricoperta di vigne e alberi da frutto, che degrada dolcemente verso ovest, verso l’ocenao Pacifico. Giunti a Santiago decidiamo di alloggiare nel quartiere Bellavista, vivace e allegra zona universitaria piena di studenti seduti ai bar per un aperitivo. Ma non solo, alcuni di questi ristoranti ricordano ancora a quale tavolo esattamente sedesse Pablo Neruda quando voleva prendersi una pausa gastronomica.

Dopo una bella dormita decidiamo di esplorare la capitale cilena sotto un cielo azzurro e un caldo sole primaverile. Santiago ci appare ordinata e pulita come non avremmo immaginato potesse essere ua cpitale sudamericana, alti grattacieli con enormi cartelloni pubblicitari sulla “testa”, ce la mettono tutta per mostrare al visitatore una città moderna ed efficiente. La prima sorpresa é infatti la metropolitana, pulitissima con messaggi di attenzione e di informazione sulle corse a led luminosi posti ovunque, annunci vocali a ripetizione e nemmeno 30 secondi di attesa tra un treno e l’altro! Mentre ci dirigiamo verso il Museo di Storia Naturale, la più antica istituzione archeologica del paese per la nostra prima intervista, notiamo con piacere come la città sia anche ricca di parchi e spazi verdi, il museo stesso si trova all’interno di un grande giardino. La facciata del museo risalente alla fine del 1800 ha l’aspetto di un nobile decaduto, sembra essere l’unico edifico ad aver risentito del terremoto di un anno e mezzo fa. Infatti al momento della nostra visita il mueso é chiuso, e le collezioni sono state spostate nei magazzini, in attesa della fine dei lavori di restauro e la riapertura del museo prevista per giugno 2012. Noi siamo accolti in via eccezionale da due ricercatori che ci raccontano del progetto attualmente più importante in cui è impegnato il museo: la catalogazione di tutti i pezzi in esposizione e non per realizzare un archivio informatico unico che sia poi disponibile online per una più facile comunicazione e relazione tra i vari musei del paese. Un lavoro immenso che vede all’opera praticamente tutto il personale del museo, ma fondamentale per la conservazione e valorizzazione delle immense collezioni.

La movida di Santiago non ha nulla da invidiare a quella porteña, infatti basta aprire un quotidiano qualsiasi per trovare un’ampia scelta di spettacoli serali che ci lascia davvero sorpresi: concerti, rappresentazioni teatrali, musical, molti dei quali persino gratuiti.
Il giorno dopo ci aspettano al museo Fonck di Viña del Mar, cittadina turistica ma simpatica sulla costa pacifica a circa un’ora e mezza di autobus dalla capitale. Anche qui un giro veloce lungo la spiaggia per respirare l’aria dell’oceano e poi una breve camminata nei viali alberati per raggiungere il museo. Ad accogliere i turisti all’ingresso un Moai originale dell’Isola di Pasqua, uno dei 14 che si trovano fuori dall’isola. L’archeologa del museo ci illustra la collezione che vede nella mazza cerimonuiale Mapuche il suo pezzo piu’ emblematico.

L’incontro si fa ancora piu’ emozionante quando a parlarci della mostra deidicata all’isola di Pasqua é proprio una nativa Rapa Nui appartenente ad uno dei sei clan che abitano l’isola e oggi responsabile del vasto archivio bibliografico del museo.

L’ultimo giorno a Santiago lo trascorriamo sulla collina che domina la città, raggiungibile con una delle più vecchie funiculari del Sud America, e luogo preferito dagli abitanti per praticare jogging o allenarsi alle “scalate in biciletta”. Una piscina pubblica, il giardino cinese e qualche lama addobbato e profumato per una foto con i bambini, sono solo alcune delle attrazioni che riserva questo parco.
Lasciamo così Santiago per cambiare completamente paesaggio e volare verso uno dei deserti più aridi del monto: il Salar di San Pedro di Atacama, che con i suoi 0,03 mm di pioggia all’anno e’ più secco del Sahara. A differenza di quest’ultimo, qui non ci sono dune, ma un altipiano di roccia e sale a circa 2500 metri sul livello del mare. Gli oceani che si sono ritirati qualche milione di anni fa, hanno infatti lasciato uno strato di sale che ricopre il suolo di questo altipiano per moltissimi chilometri. Sembra davvero di atterrare su altro pianeta e in un’altra epoca. San Pedro é un’oasi, un piccolo pueblo di circa 3000 abitanti, di case di terra rossa, di strade di terra rossa e di polvere rossa che si alza ricoprendo, ad ogni passaggio di auto,gli ignari turisti che come noi sono un po’ storditi dal caldo e dall’altura. Affascinati da questo paesaggio lunare iniziamo ad esplorare i dintorni che si rivelano ricchi di meraviglie non solo archeologiche ma anche naturalistiche. A pochi chilometri dal villaggio un fuoristrada ci permette di raggiungere il Parco della Laguna Chaxa, riserva naturale per tre specie di flamencos, fenicotteri, che qui passano il tempo a sondare con il grosso becco il fondo delle due lagune in cui è possibile trovare il mollusco di cui si nutrono e che coferisce loro qell’incredibile color rosa che sempre ci incanta. Ma tutto questo deserto sembra inaspettatamente ricco di colori, infatti nella valle che qui chiamano degli Arcoiris, i diversi metalli contenuti nelle rocce, le rendono dei veri imponenti arcobaleni. Ferro, rame e gesso qui diventano il rosso, il verde, il bianco del paesaggio. La sera ci rinfranchiamo con una cena a base di piatti locali come gli gnocchi di erba Rica rica, una pianta molto profumata e utilizzata anche come erba medica e per secondo una crepe salata alla farina di carruba con pezzi di pollo e choclo (il mais locale). Infine lo chef ci stupisce con il dessert: un flan di miele e chinoa, un cereale locale con cui é possibile fare di tutto, dalle zuppe ai dolci!
La mattina seguente, dopo una fantistica dormita al Kunza Hotel e Spa, siamo pronti per incontrare il responsabile della conservazione del Museo R. P. Gustavo Le Paige. Questo museo, ci racconta uno dei responsabili, nasce dalla passione per l’archeologia del padre gesuita di origine belga Le Paige che una volta trasferitosi in questo villaggio nel 1955, appassionato di archeologia, si dedica allo scavo rinvenendo in più di 20 anni molti reperti e corpi mummificati della cultura Atacameña degli ultimi 1000 anni, e costituendo nel tempo la più grande collezione, riferita ad una sola popolazione, di tutto il Sud America. Dopo la morte di Padre Le Paige il museo é stato curato dall’Università Cattolica del Norte che consente a più di 15 ricercatori e studiosi di catalogare, restaurare, e conservare la collezione, anche in previsione del nuovo e moderno museo che dovrebbe essere inaugurato nel 2014.

Con negli occhi le meraviglie del salar e sulla pelle la polvere del deserto partiamo di sera alla volta della nostra prossima tappa: Arica e l’oceano. Questa città vicino al confine peruviano custodisce la più antiche mummie del mondo! La cultura Chinchorro, risalente al 5000 a.C. ha iniziato a mummificare volontariamente i propri defunti 2000 anni prima degli Egizi. Il deserto ha contribuito alla conservazione di questi incredibili reperti che abbiamo potuto ammirare al Museo Archeologico di San Miguel di Azapa. Archeologi e bioarcheologi incontrati ci hanno descritto il complesso procedimento di mummificazione che prevedeva l’asportazione di tutti gli organi interni e dei tessuti molli, muscoli compresi, sotituiti da legno fango e pagli, per poi ricomporre il corpo con la pelle ed i capelli originali. Sul volto veniva posta una mascera di argilla colorata di nero o rosso a seconda del periodo storico.
Un paese ricco di sorpese colori e storire magiche che ci accompagnano vestro la nostra prossima destinazione: il Perù.

Foto di questa gallery: Veronica Del Punta  e Massimo Frera e di qualche sito istituzionale delle realtà citate.
Testi di Massimo Frera e Veronica Del Punta

 

Per info:

www.hotelkunza.cl

www.museoarqueologicolepaige.blogspot.com

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