Tour in Calabria: Paola e il turismo religioso

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Un viaggio spirituale in una delle regioni più estreme d’Italia, la Calabria, che oltre ad offrire panorami mozzafiato e una cucina ricca e saporita, è una meta celebre per il turismo religioso.

La Calabria, circondata su tre lati dal mare, oltre a essere una meta turistica rinomata per la bellezza della sua terra e per le peculiarità enogastronomiche, è da qualche tempo anche una forte attrattiva del turismo religioso. E’ infatti notevole il patrimonio storico-architettonico contenuto nei santuari, nei musei e nelle chiese della Calabria, come pure destinazioni di particolare significato spirituale, pellegrinaggi ai grandi santuari, itinerari di fede e percorsi naturalistici verso i cosiddetti “santuari della natura”.

Confermando che lo “stivale” è la destinazione più richiesta nel settore del turismo religioso a livello internazionale, siamo partiti da Paola, in provincia di Cosenza, dove ha sede il santuario dedicato a San Francesco di Paola, fondatore dell’Ordine dei Minimi, che sorge ai piedi dell’Appennino calabro, poco distante dal centro storico.
E’ un imponente complesso conventuale immerso nel verde, sviluppatosi attorno alla prima cappella fondata dal Santo patrono della Calabria e dei Marinai d’Italia nel 1435 e dedicata al frate di Assisi.

Al santuario si è tenuta, per il terzo anno consecutivo, Aurea, la Borsa del Turismo religioso e delle Aree protette, un importante workshop internazionale che mira a sostenere concretamente il comparto turistico religioso, che sarà testimone il prossimo 23 novembre in piazza San Pietro a Roma della canonizzazione del Beato Nicola Saggio da Logobardi (Cs), voluta da Papa Francesco.
Per visitare il santuario (dove sono custodite parte delle spoglie del Santo, le altre sono a Tours (F), dove morì) e soffermarsi a pregare ci vogliono almeno due ore. Vi si accede da un ampio piazzale, al limite del quale si erge la facciata principale del tempio. A destra, attraverso un arco, si entra nella parte laterale dove si trova l’ampia basilica moderna, bellissima (costruita con i soldi delle offerte dei fedeli), inaugurata nel 2000, e la fonte della “cucchiarella”, dove tuttora si abbeverano i pellegrini. Accanto è esposta una bomba inesplosa, caduta durante un bombardamento anglo-americano del 1943. Continuando si accede al Ponte del diavolo e al rifugio del Santo nei suoi anni giovanili. Interessanti poi la sontuosa cappella barocca, il roseto, molti affreschi e il suo dormitorio.

La cittadina di Paola, che dalle colline si adagia sulla spiaggia, costellata da lidi balneari, è sovrastata dai resti del Castello Aragonese. Di notevole interesse Piazza del Popolo con la fontana seicentesca, la torre dell’orologio e la chiesa della Madonna di Montevergine. Una visita va pure fatta a Palazzo Scorza, in salita Immacolata (ora ostello della gioventù e bed & breakfast) e a Palazzo Stillo Ferrara, dove si assiste a concerti e si viaggia tra sapori e musica.

Da Paola si va sulla Costa degli Dei, a Tropea (in provincia di Vibo Valentia),una delle città maggiormente frequentate da turisti italiani e stranieri. Nota come la “perla del Tirreno”, la parte antica si sviluppò su uno splendido terrazzo a picco sul mare, che guarda al Santuario di Santa Maria dell’Isola, simbolo della città. Gli storici riportano che la Madonna salvò i tropeani dal terremoto del 1905 e un gruppo di bambini che stavano giocando durante un bombardamento, con le bombe che rimasero inesplose. Sorprendenti le spiagge, come pure gli interni e l’ampio giardino del santuario, posto su un promontorio (prima dell’anno 1000 era un’isola) dalla cui sommità lo sguardo abbraccia oltre 180° di mare aperto. Una costruzione sontuosa, riaperta al pubblico dal 14 agosto scorso dopo 8 anni, che si raggiunge attraverso un centinaio di gradini a zig-zag sulla roccia. La cittadina calabrese vicina a Capo Vaticano è famosa per la coltivazione della cipolla rossa, più dolce rispetto alla bianca.

Da Tropea sul mar Tirreno il nostro viaggio diventa un coast-to-coast verso Gerace, sullo Jonio, dal quale dista solo una manciata di chilometri. E’ uno dei borghi medievali più belli d’Italia, ricco di storia e cultura, arroccato su una rupe costituita da conglomerati di fossili marini. Diverse strutture antiche, come conventi, monasteri ed edifici sacri, ne testimoniano la sua nobiltà storica. Nacque nel VII secolo, in pieno periodo bizantino e fu sottoposta a varie dominazioni, ognuna delle quali lasciò la propria impronta. La cittadina in provincia di Reggio Calabria mantiene tuttora intatta la struttura urbana medievale, con il suo centro storico e un reticolo di cortili delimitati da facciate di monumenti e chiese.

Da Gerace siamo scesi fino alla punta estrema della penisola, dove siamo saliti ai 250 metri di altitudine di Pentedattilo (dal greco “cinque dita”), un agglomerato di vecchie case diroccate e abbandonate, sovrastate da 5 enormi pietre rappresentanti (con un po’ di fantasia) una mano. Fondato nel 640 a.C. da coloni greci, il paese è mèta caratteristica di gite e raduni ed è un luogo affascinante per gli amanti del mistero, essendo legato alla “strage degli Alberti”, un’azione sanguinaria del 1686 che distrusse l’intera famiglia per mano del barone Abenavoli, a causa dell’amore di Antonietta la giovane figlia del marchese Alberti, promessa in sposa al figlio del viceré di Napoli, Don Petrillo Cortez.

Legato a oscure leggende – venne spesso definita la Mano del Diavolo – il paese fu gradualmente abbandonato al suo destino dal 1783 a seguito di un terremoto. Pentedattilo, frazione di Melito Porto Salvo, comprende una vecchia chiesa più volte depredata all’interno, e resta sempre una specie di paesaggio lunare (c’è un solo abitante, un artista straniero), che non si può fare a meno di visitare, visti anche gli sforzi della comunità locale (che abita cento metri più sotto, dove ha recentemente costruito le case) che si è impegnata a rivitalizzare il sito con l’apertura di un museo e di alcune piccole botteghe artigianali.

La full immersion calabrese non poteva che concludersi con una visita alla città di Reggio, sede di uno dei più importanti musei archeologici dedicati alla Magna Grecia, nel quale si ammira la bellezza senza tempo dei famosi Bronzi di Riace, rara testimonianza della scultura bronzea greca. Centinaia di migliaia sono i visitatori che ogni anno restano incantati davanti alla statuaria bellezza del corpo umano nudo, rappresentato senza pari dai due bronzi. Richiesti dall’Expò 2015 di Milano, i calabresi se li tengono stretti per paura di qualche possibile danneggiamento durante il trasporto. Una visita la merita anche il museo diocesano, che si trova dietro la cattedrale.

La città, distrutta dal catastrofico terremoto del 1908, presenta oggi un impianto urbano moderno con il centro storico costituito prevalentemente da palazzi in stile liberty e uno sviluppo lineare, con strade parallele al lungomare abbellite da palme, magnolie e piante esotiche. Infine una nota storica davvero importante: viene riportato che proprio nella punta meridionale della Calabria comparve, ancor prima della conquista da parte dei Romani, una popolazione chiamata Itali.

Questo nome, seguendo il progredire della conquista romana e dell’unificazione politica della penisola, risale verso nord fino a designare nel quarto secolo le regioni meridionali, nel terzo anche quelle centrali e nel secondo quelle settentrionali. Al tempo di Augusto, nel 42 a.C., Italia è la denominazione ufficiale di tutta la penisola e, sotto Diocleziano (nel terzo secolo d.C.) fu estesa anche alle grandi isole Sicilia e Sardegna.

Claudio Soranzo

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