Trekking in Tanzania, sulle cime del Kilimangiaro

Un viaggio in Africa meridionale porta, inevitabilmente, a restare attoniti difronte alla maestosa visione del Kilimangiaro, la montagna lucente, un antico vulcano in Tanzania con un diametro basale di 90 chilometri che si staglia sulla piatta ed arida savana Masai. Questa cima si rivela piuttosto semplice da scalare, quindi meta di viaggio ideale per gli appassionati di trekking.

Il Kilimangiaro sorge in Tanzania nel confine con il Kenya, posizionato sul bordo di quell’immane frattura geologica denominata Rift Valley, un solco lungo ben 9.600 chilometri che prende origine dai monti del Tauro in Turchia e prosegue verso sud-ovest lungo la fossa del Mar Morto, il Mar Rosso, la depressione della Dancalia, la fossa Gaella in Etiopia e i laghi Turkana, Tanganika, Kiwu, Edoardo e Alberto. Ai lati di questa gigantesca spaccatura geologica, si ergono le più alte montagne del continente: il Ruwenzori (5.119 metri), il Kenya (5.185 metri) e il Kilimangiaro, tutti vulcani spenti. Le imponenti masse bloccano i venti dall’oceano Indiano, andando a creare ingenti correnti ascensionali e quindi una forte nuvolosità, con intense precipitazioni a carattere piovoso e nevoso. Ciò che ne risulta è un paesaggio al limite dell’immaginabile: il verde intenso della foresta tropicale contrasta con le cime innevate. Il Kilimangiaro è anche il monte più facile da salire tra quelli esistenti sulla terra, alla portata di chiunque abbia una certa dimestichezza con i trekking di alta montagna. Questo grazie alla sua conformazione, alla rete di rifugi esistente e all’organizzazione di guide predisposta dal parco nazionale che ne regola l’accesso.

Troviamo tre diverse vie di salita, con caratteristiche diverse tra di loro, per giungere alla cima, tutte in partenza da Marangu, a quota 1.800 metri. Quella più facile passa per una fitta fascia boschiva, sale in quattro ore al rifugio Mandara (quota 2.750 m) e con altre cinque raggiunge il rifugio Horombo , a 3.750 m e già in vista della vetta. Da qui, su nude rocce di lava si raggiunge la sella di collegamento tra il Mawenzi e il Kibo, quest’ultimo posizionato a 4.800 m d’altezza. Dopo poche ore di riposo, in piena notte si parte per Punta Guillman (5.685 m) e Punta Hururu, la più alta con 5.895 m. In tutto sette ore di salita, assai faticose per l’elevata quota. Uno degli aspetti più interessanti di questa salita è l’attraversamento dei differenti ambienti che si incontrano: la foresta alla base, la savana a metà, il deserto roccioso in alta quota e infine il ghiacciaio sommitale. Infine, dalla vetta ci si gusta uno spettacolo unico: da qui sembra possibile percepire la sfericità della terra, una visione emozionante e non ripetibile altrove.

Prossime partenze: viaggio schedulato per tutti i mesi dell’anno tranne maggio e giugno

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