La mostra sugli antichi Egizi a Vicenza

A dal 22.12.2022 al 07.05.2023

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Per chi è appassionato di Egitto e della storia degli antichi Egizi, ecco una interessante mostra allestita a Vicenza che è stata allestita nel contesto della splendida Basilica Palladiana. E’ aperta dal 22 dicembre al 7 maggio 2023.

Una nuova mostra dedicata alla civiltà dell’Antico Egitto e alla vita e morte dei Faraoni è stata allestita a Vicenza, città patrimonio UNESCO e si potrà visitare fino al 7 maggio 2023. Una bella opportunità per trascorrere un week end a Vicenza, città del Palladio e ammirare il suo centro storico i suoi bei palazzi e gli splendidi musei.

I creatori dell’Egitto Eterno

La mostra, allestita nel contesto monumentale della Basilica Palladiana ha come titolo “I creatori dell’Egitto eterno Scribi, artigiani e operai al servizio del faraoneed è stata curata da Christian Greco – curatore del Museo Egizio di Torino, Corinna Rossi – professore associato di Egittologia al Politecnico di Milano – Cédric Gobeil e Paolo Marini – egittologi e curatori dell’Egizio.

La vita quotidiana nell’Antico Egitto

La mostra sugli antichi egizi è originale e interessante in quanto il focus dell’esposizione ruota attorno alla vita quotidiana dell’antico Egitto ed alle attività dei Faraoni. La mostra restituisce uno spaccato della vita quotidiana nell’antico Egitto, con un focus particolare su Tebe, l’odierna Luxor, e Deir el-Medina, il villaggio, fondato intorno al 1500 a.C., dove scribi, disegnatori e artigiani lavoravano per costruire e decorare le tombe dei faraoni nelle Valli dei Re e delle Regine, plasmando l’immaginario dell’antica civiltà nata sulle rive del Nilo. 

Nell’ambito della mostra si possono ammirare più di 180 oggetti, tra cui 160 reperti provenienti dal Museo Egizio di Torino e una ventina di prestiti dal Louvre di Parigi. In esposizione capolavori della statuaria, sarcofagi, papiri, bassorilievi, stele scolpite e dipinte, anfore e amuleti. Tra i tesori che si possono ammirare troviamo il sarcofago antropoide di Khonsuirdis e il celebre corredo della regina Nefertari, che torna in Italia, a Vicenza, dopo diversi anni di tour all’estero. 

La mostra, che  fa parte del ciclo “Grandi Mostre in Basilica”, è stata ideata e promossa dal Comune di Vicenza e dal Museo Egizio, con il patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Vicenza, in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio e la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza. 

Un viaggio nella Tebe del Nuovo Regno

La mostra dei Faraoni a Vicenza consente di fare un viaggio nella Tebe del Nuovo Regno, di conoscere coloro che lavorarono nelle necropoli reali e comprendere quali fossero gli elementi iconografici e testuali che rendevano la tomba una “casa per l’eternità”, una dimensione nuova dove il sovrano poteva intraprendere il suo viaggio e iniziare la wehem meswt, la sua rinascita.

La vita terrena e la vita dopo la morte

Il percorso espositivo, nel salone sotto la copertura a carena di nave rovesciata della Basilica, è diviso in due ampie sezioni. La prima illustra la vita terrena e la creazione dei capolavori millenari arrivati a Vicenza, la seconda è dedicata alla vita dopo la morte. Quattro i temi portanti.

Si inizia con la sezione Deir el-Medina e l’occidente di Tebe. Tebe è il nome con il quale i Greci chiamavano l’antica città egizia oggi nota come Luxor, la più importante città d’Egitto all’inizio del Nuovo Regno che si estendeva sulla riva orientale del Nilo (la sponda dei vivi, da cui sorgeva il sole ogni mattina), ricca di straordinari monumenti e templi. Sulla sponda occidentale del Nilo (quella dei morti, dietro cui il sole tramontava) Deir el-Medina ha ospitato gli artigiani dei faraoni con le loro famiglie per circa 500 anni, dall’inizio della XVIII Dinastia alla fine della XX Dinastia. Fondatori del villaggio venivano considerati il faraone Amenhotep I, la regina sua madre Ahmose Nefertari e il faraone Tuthmosi I, all’epoca del quale risalgono i primi resti archeologici attestati. Le statue di Ramesse II, della dea Meretseger, della dea Sekhmet, il naos di Seti I, i frammenti e gli altri oggetti esposti narrano la fondazione e la particolare dimensione religiosa di questi due siti.

La creazione del microcosmo è un percorso che racconta il momento della morte, quando, secondo gli Egizi, le diverse componenti della persona si separano: ecco quindi che il rituale funerario e la tomba forniscono lo spazio e gli strumenti per garantire il loro ricongiungimento e l’inizio della vita eterna. La rassegna presta particolare attenzione al processo di costruzione delle sontuose tombe reali, riportando strumenti, attrezzi e papiri con piante di edifici e studi di disegno: la loro struttura e decorazione rifletteva l’importanza del culto solare, nonché l’assimilazione del faraone al Sole in procinto di tramontare. Mentre la nostra società ha cercato di esorcizzare la morte, gli antichi egizi l’hanno interiorizzata, sviluppando un’industria funeraria fiorente, una vita proiettata nel mantenimento dell’esistenza dopo la morte. I lavoratori e gli artigiani vivevano, quindi, per il fine più nobile: preparare il sovrano alla vita nell’aldilà.

La sezione Lo splendore della vita offre un vivido spaccato della quotidianità della laboriosa comunità di Deir el-Medina, raccontandone le attività, le botteghe, ma anche le credenze religiose, speranze e paure, gli amori. Questa narrazione prende vita tra scene dipinte sulle pareti delle ricche tombe, stele decorati e ostraka (frammenti di vasi o schegge di pietra), oggetti di lusso e rarissimi strumenti musicali, in prestito sia dal Museo Egizio che dal Louvre. Questa sezione induce anche una riflessione sulla sorprendente modernità della produzione pittorica raggiunta dalla civiltà egizia, fatta di simboli e convenzioni figurative ben riconoscibili, ma anche ravvivata da tratti di freschezza e naturalismo.

Infine, la sezione incentrata su La vita dopo la morte: la morte fisica e il complesso rituale che seguiva era finalizzato a garantire la wehem meswt, la “nuova nascita” nell’aldilà. Accanto agli oggetti del ricco corredo funebre della regina Nefertari e al sarcofago antropoide di Khonsuirdis, che segnala in mostra la soglia verso l’aldilà, sono esposti affascinanti manufatti in faience turchese, come la coppa del Louvre o gli ushabti del faraone Seti I -statuette di piccoli servitori che avrebbero dovuto alleviare le sue fatiche nell’aldilà – o la straordinaria mummia con sarcofago di Tariri. A partire dalla componente materiale, la mostra ci svela come la tomba rispecchiasse la creazione di un cosmo alternativo. Il passaggio all’aldilà era, in sostanza, concepito come un metaverso: una realtà parallela che sovverte la dimensione spazio-temporale; un mondo in cui è ammesso solo il defunto, il quale si incammina in un viaggio ultraterreno,accompagnando il sole nel suo periplo. 

Installazioni multimediali e riproduzioni in 3D

Installazioni multimediali e riproduzioni in 3D arricchiscono il percorso espositivo: tra le curiosità la storia in 3D del sarcofago dello scriba Butehamon, che restituisce al visitatore quasi una biografia dell’oggetto a partire dalla sua costruzione e l’installazione multimediale che svela i segreti del Papiro della tomba del faraone Ramesse IV

Informazioni per visitare la mostra

Dove si trova la mostra dei Faraoni e gli Antichi Egizi a Vicenza? Presso la Basilica Palladiana.

La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:00, chiuso il lunedì.

Per ulteriori informazioni visitare il sito ufficiale mostre in Basilica. Per l’acquisto on line dei biglietti Ticketlandia https://www.ticketlandia.com/m/i-creatori-dell-eterno-egitto

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