L’arte del sarto: intervista a Massimo Pasinato

Massimo Pasinato è uno dei sarti più giovani iscritti alla Camera Europea Dell’alta Sartoria. All’età di 14 anni inizia ad approcciarsi al mondo della sartoria presso una bottega artigianale, laddove lavorava anche sua madre. Egli ribadisce spesso il fatto di aver avuto due capi, il titolare e sua madre, i quali lo hanno accompagnato a crescere e sviluppare questo suo talento. Ora è un Maestro Sarto di prestigio che adopera la sua passione nella propria sartoria situata a Vicenza.

In cosa consiste il suo lavoro?
Il lavoro di un sarto consiste nel confezionamento di vestiti su misura. Vengono realizzati abiti su richiesta e il mio lavoro così prende una piega diversa, diventa privato. Diventa un lavoro a stretto contatto con il cliente il quale viene seguito dalla scelta del modello, del tessuto, dalla prima prova al prodotto finito. Vengono realizzate anche cravatte e camicie per completare l’abbigliamento.

Quali sono le caratteristiche principali che uno deve avere per entrare nel mondo della sartoria?
Per entrare nel mio mondo una persona deve essere inclinata verso i lavori pratici, deve saper lavorare con le mani e creare. Tutto questo si acquista col tempo e con tanta fatica, non solo fatica fisica ma anche mentale, poiché bisogna ricordarsi ogni passaggio, ogni regola, affinché il prodotto finale risulti ottimo. Non ci sono scuole pubbliche adeguate che insegnino allo studente a praticare l’arte della sartoria, non perché esse non siano all’altezza, bensì perché questo tipo di lavoro si impara stando a stretto contatto con l’ago e filo e col tessuto, insomma più che un lavoro è una passione che si tramanda di generazione in generazione. Peccato che i giovani, essendo poco motivati da questo mondo, non esprimono nessun desiderio nei confronti della conoscenza sartoriale. L’arte dell’alta sartoria in questo modo rischia di spegnersi da qui a poco.

Che futuro ha l’arte sartoriale del Made in Italy?
La sartoria italiana è una grande sartoria non solo per la storia e la moda, ma anche per la passione e l’amore del bello e della bellezza. L’unica grave pecca, è un vuoto generazionale creatosi dagli anni ’70 in poi. Le persone trovavano nuovi stimoli e la sartoria era lasciata nelle mani dei grandi industriali e le piccole botteghe quasi non esistevano più. Oggigiorno esistono dei grandi sarti, ma
sono tutti over 50, se non di più. Quest’ultimi sono stati gelosi del loro sapere e non hanno voluto concedere ai giovani di imparare. Per fortuna i tempi cambiano e nell’Ottobre 2007 viene aperta a Roma la Scuola di sartoria della Camera Europea. Il suo primario obiettivo è la creazione di manodopera qualificata per le sartorie e al termine di un percorso difficile ma appassionate di 3 anni, la formazione di Maestri Sarti che possano portare nel futuro la tradizione dell’arte sartoriale.
La scuola punta all’immediato inserimento degli allievi dentro le sartorie e non solo, c’è anche in programma l’apertura di una cooperativa che possa raggruppare i primi “sarti qualificati”.

Se non avesse intrapreso la carriera della sartoria, quale lavoro avrebbe svolto?
Se non avessi fatto questo lavoro avrei comunque operato nel campo della manualità, non so magari avrei fatto il falegname, come mio padre.

E’ possibile avere relazioni amichevoli con persone che operano nel suo stesso settore?
Certo, sono tutte persone per le quali provo molta stima e rispetto. A differenza di molti altri lavori non abbiamo rivalità.

E più difficile vestire l’uomo o la donna secondo lei?
 Sono due cose differenti e ben distinte. Al livello pratico l’uomo richiede l’essenzialità e la pulizia delle linee, e quindi il vestito diventa un mezzo tramite quale poter trasmettere una certa compostezza, una certa serietà. Il lavoro sartoriale per la donna non sempre è accompagnato da linee e regole ferree, proprio perché la donna può sbizzarrirsi maggiormente nella scelta dell’abito.

C’è qualcosa che non le piace del suo lavoro?
Oserei dire nulla. Anzi se devo proprio rispondere direi le riparazioni. Il mio lavoro consiste nel creare vestiti unici prendendo come modello il cliente e cercando di creare il capo secondo le caratteristiche di quest’ultimo. Le riparazioni non mi piacciono molto proprio perché per me è bello vedere un vestito nascere e svilupparsi in varie fasi fino a diventare un capo pronto per essere indossato, le riparazioni fanno perdere questa magia.

Quale opinione ha dei giovani e quale consiglio si sentirebbe di dare loro?
Quello di intraprendere la strada che piace a loro, perché ciò che facciamo con amore viene fatto bene e non ci si stanca, se una cosa viene fatta solo perché si è costretti allora essa perde d’importanza e diventa pesante. E poi mi sentirei di chiarire un concetto sul quale ci si confonde spesso, la sartoria non è un lavoro di altri tempi, è un posto nel quale può e dovrebbe venire chiunque, perché essa non rappresenta un lavoro obsoleto bensì una occupazione di alto livello creativo ed artistico, l’arte del vestire bene, che oggigiorno sembra stia sparendo.

Ognuno di noi si chiede spesso se ci siano delle regole da seguire e quelle da evitare assolutamente per potersi definire vestiti bene, secondo lei quali sono queste regole e quali le cose da non fare mai?
L’unica cosa che consiglierei è quella di rispettare le regole dell’eleganza ed indossare i vestiti opportuni al momento. Ovvero non mettersi lo smoking al mattino o un vestito da cerimonia bianco di sera, i capi da sera vengono portati alla sera e così rispettivamente quelli da giorno vengono portati con la luce.

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