Viaggio nella Patagonia Argentina

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Reportage di un viaggio naturalistico ai confini del mondo, alla scoperta della Patagonia Argentina, sulle tracce di Magellano e di Darwin.

La Patagonia è una tra quelle destinazioni che richiamano immediatamente l’avventura. Chi non ha sentito parlare dello stretto di Drake, dedicato al famoso corsaro inglese? Dello stretto di Magellano, il primo a circumnavigare il mondo? E Darwin con il suo viaggio nel canale di Beagle, mentre si documentava per formulare la Teoria dell’Evoluzione? Senza dubbio la Patagonia è uno di questi luoghi magici del pianeta, straordinaria e lontana ed è sufficiente menzionarla per farci tornare in mente un mondo di viaggi, di spedizioni e, soprattutto, di favolose avventure.

Sapreste collocare esattemente la Patagonia? Se ricordate è la regione più australe dell’America, che comprende territori del sud dell’Argentina e del Cile, e il suo nome ha origine nella spedizione che il portoghese Magellano, al servizio dell’imperatore Carlo V, realizzò nel 1520 al fine di provare la forma sferica del Pianeta. E così, mentre attraversava l’Atlantico e incrociava l’enorme estuario del río de la Plata, la spedizione di Magellano si trovò in una terra popolata dagli indios tehuelches, a cui diedero il nome di “patagones”. 
In seguito, una volta superato un mare ghiacciato, la piccola flotta spagnola riuscì ad incontrare il cammino che faceva comunicare oceano Atlantico e Pacifico. E perchè questa terra si chiama Patagonia? Per i “patagones”. Magellano aveva osservato che gli indigeni di questa parte del sud America avevano i piedi più grandi del normale, secondo lo standard europeo, e iniziò a chiamarli colloquialmente pata gau, ovvero ‘quelli dai piedi grandi’, da cui deriva il loro nome “patagones” e quello della loro terra “Pata-gonia”. Così riportò il cronista italiano Antonio Pigafetta, che rese nota l’impresa di Magellano (diretta dal basco Juan Sebastián Elcano dalle Isole Filippine) e che annotò nel suo giornale di bordo: “Il nostro capitano chiamò questa popolazione Patagones…”

Sulle tracce di Darwin
Fortunatamente, attualmente è più facile raggiungere la Patagonia. In primo luogo, dieci ore di volo separano la Spagna da Buenos Aires, da dove si può prendere un altro volo diretto all’America più australe. A prescindere dal viaggio aereo, vale la pena passare almeno un giorno nella capitale del tango, una delle metropoli più importanti, dinamiche ed interessanti dell’America Ispanica, in modo di inziare la vacanza “a piccoli sorsi”, prima di addentrarsi nell’avventura in Patagonia. Dopo aver goduto delle bellezze di Buenos Aires arriva il momento di rimettersi in viaggio, a bordo di un aereo che conduce verso la lontana città di Ushuaia, capitale della Terra del Fuoco, che condivide con la cilena Port Williams l’onore di essere la città più australe al mondo. Il termine Ushuaia deriva dalla lingua indios Yagá e significa “insenatura che penetra ad ovest”. Fondata da una missione anglicana a fine XIX sec., anche se si trovava già sotto la bandiera argentina, al fine di convertirla nella grande base nella zona del canale di Beagle. La porta dell’America Australe, o chissà della “fine del Mondo”, appare nel finestrino dell’aereo mentre si atterra nel piccolo aeroporto internazionale di Ushuaia, senza alcun dubbio il più meridionale del pianeta.  L’obiettivo del viaggio è imbarcare in un vascello della compagnia cilena Australis e partecipare ad una delle sue straordinarie e mitiche crocere da spedizione che, navigando da Ushuaia fino alla città argentina di Punta Arenas, percorrono l’itinerario seguito dallo scienziato Charles Darwin, a bordo del legendario Beagle.
La piccola città di Ushuaia annovera una popolazione di circa 43.000 abitanti. Missione anglicana durante il XIX sec, si convertì nella prima metà del XX secolo in un lontano presidio in cui si internavano i prigionieri argentini più pericolosi. Si arrivava lì con uno scomodo viaggio ferroviario; ovviamente la via ferroviaria ostentava il titolo della più australe del mondo. Anni più tardi, Ushuaia divenne un’importante base della marina argentina e dagli ultimi anni del secolo passato si è consolidata come un importante punto del settore turistico di questo Paese. 
Oggi è il centro nevralgico dove salpano la maggior parte di navi scientifiche e di spedizioni con destinazioni nei mari australi. Inoltre, da Ushuaia partono le visite al Parco Nazionale Terra del Fuoco, luogo d’obbligo per tutti quelli che si avvicinano a queste latitudini. 

La Siberia Argentina
La città di Ushuaia è protetta da imponenti montagne che la spingono, in un certo modo, al mare. Vale la pena fermarsi qui per scoprirla e visitare alcuni dei suoi luoghi più emblematici, come per esempio Avenida Maipu, autentica colonna vertebrale della cittadina (che in un determinato momento si converte in Avenida de Malvinas Argentinas e continua in direzione ovest fino al Parco Nazionale Terra del Fuoco).
Altrettanto d’obbligo è la visita al Museo Marítimo e ai resti del congiunto del Presidio. Quando nel 1906 il governo argentino decise di inviare i reclusi più problematici del Paese ad Ushuaia inizio a forgiarsi il mito de “il carcere della fine del mondo”, che rimase  operativo fino al 1947. Si dice che arrivò ad ospitare circa ottocento persone, la maggiorparte di loro recidivi, che arrivavano da altri presidi argentini. Fu, senza dubbio, per decenni il carcere più temuto dell’Argentina, per la sensazione di abbandono che provavano i rinchiusi e per il clima duro di queste fredde terre australi. 
Qualcosa come la “Siberia argentina”. Attualmente il carceri ospitano un impressionante Museo Marittimo, dovo si possono vedere diverse navi su scala, imbarcazioni celebri per qualche epopea come la conquista dell’Antartide, come il caso del Fram dell’esploratore norvegese Roald Amundsen. Inoltre, si trova una copia del HMS Beagle, la nava capitanata dal capitano Fitz Roy sulla quale viaggiò Charles Darwin durante la famosa impresa che lo condusse dall’Inghilterra alle isole Galápagos. Vengono esposti, inoltre, numerosi oggetti e resti dall’Antartide e dai campi base installati per diverse missioni scientifiche durante il XX secolo. 
Altri due musei interessanti di Ushuaia sono il Museo della Fine del Mondo e il Yámana. Nel primo si conserva una curiosa collezione di storia naturale, con uccelli imbalsamati, oggetti della popolazione aborigena (come un esemplare del primo dizionario yámana-inglese) e memorie sulla storia di qualche deportato. Il museo degli Yámana offre un’eccellente panoramica sul tipo di vita che conducevano gli abitanti originari di questo angolo d’America, e in esso viene illustrato come rea possibile che questo popolo di patagones fosse in grado di sopravvivere ad un clima tanto duro, specialmente considerando che a malapena indossavano capi per proteggersi. Il museo racconta inoltre com’era possibile mantenere acceso un fuoco in una canoa in movimento o perchè le donne yamanes erano le uniche sapevano nuotare, capacità che non era condivisa dagli uomini. 

Attraversando el Cabo de Hornos
Il check-in alla crociera si realizzò il giorno seguente all’arrivo a Ushuaia, tra le 10:00 e le 16:00, negli uffici della nave nel porto sopra citato. Arrivando lì, la Vía Australis appare maestosa sulle acque fredde del canale di Beagle. Quello che sarebbe stato, nelle seguenti giornate, uno spazio di avventura è, in raltà, una nave da crociera disegnata specialmente per navigare attraverso queste difficili e fredde acque australi. Con un capacità per un massimo di 136 passeggeri, costruita nel 2005 e con una rete di 71 metri, la nave dispone di due sale per le riunioni e per i briefing prima di ogni uscita. Dispone inoltre di un ampia sala da pranzo e, nel coperto superiorie, di una terrazza da cui godere della magnifica vista e dei paesaggi che offre la geografia più sudamericana. La nave è equipaggiata con quattro canotti Zodiac per realizzare gli sbarchi, premesso che nei luoghi che si esplorano non c’è altra forma di arrivare a terra.  L’imbarco cominciò alle 17:30 e, dopo poco tempo, la nave già salpava verso l’estremo oltre sud America. Tramite il mitico canale di Beagle e dello stretto di Magellano, l’obiettivo proposto era attraversare la Patagonia da Ushuia fino al territorio cileno e, in seguito, tornare a nord, con direzione la città argentina di Puerto Arenas. Durante la prima notte, si realizzò una breve sosta nella cittadina cilena di Puerto Williams per completare i documenti di ingreso nelle acque giurisdizionate dal Paese. Lungo  il canale Murray e la baia Nassau la navigazione notturna risultò molto tranquilla. Alle prime ore della mattina le cose iniziarono a muoversi un po’, dato che la nave si avvicinò al mare di Drake, dove si trovano i confini del Parco Nazionale Del Cabo de Hornos. Nonostante il cielo plumbeo e la minaccia costante di pioggia, ci fu la possibilità di realizzare il primo sbarco della spedizione, proprio nella località di Cabo de Hornos. Questa mitica estremità, il punto più australe dell’America, fu scoperto nel 1616 da una spedizione olandese diretta da Wiliam Schouten e Jacob la Maire. Batezzato come “Kaap Hoorn” in ricordo della città olandese di Hoorn da cui era originario Schouten, venne ribattezzata dalle autorità spagnole come Cabo de Hornos. Attualmente, si trova nella isola cilena di Hornos, nell’arcipelago della Terra del Fuoco. 
È un passo tortuoso che durante molti anni fu al centro di un’importante traiettoria di navigazione dei velieri che passavano tra Pacifico e Atlantico. Si tratta di uno degli incidenti geografici più conosciuti e probabilmente quello che meglio riflette la sensazione di “fine del mondo”, perchè oltre di una geografia selvaggia fu responsabile di numerosi naufragi. Senza dubbio, fu sempre preferito allo stretto di Magellano, molto più tortuoso. Il Cabo de Hornos fu dichiarato Riserva Mondiale della Biosfera nell’anno 2005. Lì fu possibile conoscere Alcamar, o Alcalde de Mar, un militare dell’esercito cileno la cui funzione è quella di mantenere il faro e controllare il traffico navale di queste difficili acque australi. Questo uomo vive con la sua famiglia isolato in una isola vicina al Cabo de Hornos da un anno e il suo unico contatto fisico con il resto dell’umanità è tramite le crociere che la compagnia Australis realizza tutte le settimane, durante il periodo di navigabilità della zona, nell’estate australe. 
Dopo esser saliti al faro ed aver fatto una breve passeggiata, si fece una piccola escursione all’estremo dell’isola di Hornos. In questa eclave il vento soffia con forza, ma l’incontro con il monumento al Albatros, dedicato a tutti quei naviganti e marinai che hanno perso la loro vita cercando di attraversare il Cabo de Hornos, senza dubbio permette la riconciliazione con la natura e l’umanità.

Viaggio nell’estate australe
La terza giornata di spedizione ci sorprese con un fantastico giorno soleggiato. Alla mattina si navigò sul braccio nord ovest del canale di Beagle per entrare e sbarcare nel fiordo Pía. Si compì con gli Zodiac a zigzag per schivare i blocchi di ghiaccio fino al punto esatto dello sbarco, per realizzare poi un’escursione fino un punto d’osservazione dove si può osservare l’omonimo ghiacciaio, la cui lingua più impontante si estende dall’alto del cordone montuoso fino al mare. 
Il fiordo è di una bellezza incredibile, con il mare attorniato da blocchi di ghiaccio. Grazie ai raggi di sole, adotta un tono azzurro che sorprende. Le viste sono più che spettacolari; ci troviamo a circa 300 metri dalla lingua del ghiacciaio, con un silenzio sovrasaliente che solamente si interrompe con gli scricchioli del gelo o quando i blocchi gelati si separano e cadono nel mare. Lì abbiamo vissuto uno di quei momenti speciali difficili da ripetere. L’equipaggio del Vía Ausralis ci invitò a prendere un bicchiere di whisky con il ghiaggio millenario del ghiacciaio. Un istante incredibilmente meraviglioso.
Il pomeriggio toccò rientrara alla nave principale e proseguire la navigazione fino a raggiungere il fiordo Garibaldi. Qui parte dei passeggeri tornò a sbarcare per una breve camminata attraverso la fredda selva patagonica, salendo fino alla base di una cascata d’origine glaciale. Da questo punto è possibile apprezzare il paesaggio imponente. Per chi restò a bordo, il capitano del  Vía Australis mise la prua in direzione del ghiacciaio Garibaldi per una vista panoramica. Durante la notte la navigazione, con i passeggeri al completo, continuò l’avventura. Il  Vía Australis rimette la prua a nord. 

Tra pinguini e cormorani
La navigazione fino a metà mattinata fu attraverso il canale Cockburn fino a Chico. Dagli Zodiac la spedizione di diresse al fiordo Alakalufe, dove ci sorpresero delle meravigliose cascate e i ghiacciai Piloto e Nena. Allo stesso modo che con altri ghiacciai visti fino ad ora, attirò l’attenzione l’intenso azzurro che esibiva il ghiacciaio Piloto, il quale assicurano gli esperti, denota la sua struttura e la sua antichità. Grazie alel spiegazioni delle guide che ci condussero alla spedizione, imparammo numerosi aspetti relativi alla geologia, alla formazione dei ghiacciai e alla loro influenza nelal rotta geografica dei canali della Terra del Fuoco. Durante la sera di questa quarta giornata la destinazione era il Parco Nazionale Alberto de Agostini, dove i ghiacciai scendono fino al centro della cordigliera Darwin. Alcuni arrivano anche fino al mare. 
Certamente, la curiosità ci obbliga a compiere un piccolo sbarco con i canotti, per poi relaizzare una leggera camminata nel freddo bosco umido della patagonia del parco nazionale fino ad arrivare alla stessa porta del ghiacciaio Águila

Il ghiacciaio si arresta in una laguna generata del suo disgelo, nella quale si fonde l’immagine del ghiacciaio con il suo riflesso, una scena impressionante al riparo delle imponenti montagne della cordigliera. Lo spettacolo della natura è nuovamente sublime. Camminando a testa bassa, totalmente impressionati dalla spettacolare esperienza, ritornammo alla nave.

Durante la notte si continuò la navigazione attraverso lo stretto di Magellano. Nelle prime ore del giorno seguente, quinto ed ultimo della crociera, arrivammo all’isola Magdalena. Questo luogo fu, per molti anni, tappa obbligatoria per l’approvvigionamento dei primi scopritori e naviganti. Attualmente, l’isola ha la denominazione e la protezione come Monumento Naturale.

L’obiettivo di difesa di questa area silvestre è accentrato, specialmente, nell’immensa colonia di pinguini di Magellano, oltre che nel gran numero di cormorani e gabbiani che la popolano. Sbarcammo a Magdalena con le prime luci dell’alba e, mentre iniziavamo il cammino, il sole iniziò ad accompagnarci. Fu un altro momento magico del viaggio. Mille e mille pinguini sembravano altrettanto emozionati. Alcuni di loro iniziarono a muoversi, mentre altri si collocarano con il volto verso il sole o di schiena, cercando di assorbire tutto il calore possibile. El percorso delle isole ci portò fino al faro, dal cui punto panoramico si può contemplare l’enormità dell’incredibile colonia di pinguini che popola questa isola. Il sentiero per cui transitiamo era delimitato da una corta, perchè il viaggiatore non uscisse dal camino, perchè qui la priorità assoluta è dei pinguini. Se essi, nel suo cammino, decidono di attraversare il sentiero, noi, gli umani, dobbiamo ceder loro il passo.

Tuttavia la convivenza non risulta sempre facile. I pinguini sono molto curiosi e si divertono a beccare i pantaloni… Altro momento, questo, indimenticabile. Nonostante la nostra permanenza nell’isola durò più di tre ore, il tempo sembrò volare. Dovevamo partire, la nave ci aspettava nel nostro itinaerario fino a Punta Arenas, alla fine della crociera. Arrivammo lì a mezzogiorno. Dopo di ciò ebbe luogo lo sbarco, il saluto alla Patagonia e il ritorno a casa, tramite Santiago de Chile e, nuovamente, Buenos Aires.

Momenti per la riflessioni e per ricordare uno scritto di Charles Darwin sulla Patagonia: “Al rivivere immagini del passato – scrisse – noto che con frequenza mi tornano le immagini del tavoliere della Patagonia, tuttavia gli stessi ricordi sono giudicati da molti come la cosa più misereabile ed inutile. Si caratterizzano solo per il loro aspetto negativo: senza abitanti, senza acqua né alberi, senza montagne, solamente fatta di arbusti. Perchè allora – e il caso non è peculiare solo per me – queste terre tendono ad impossessarsi dei miei pensieri? Perchè la più piana, verde e fertile pampa, utile all’essere umano, non mi dà lo stesso effetto? Riesco a malapena a spiegarmelo, ma in parte deve essere per l’orizzonte che quelle terre danno all’immaginazione”. Grazie per la tua curiosità Charles Darwin.

LINEE GUIDA PER IL VIAGGIO

Come arrivare
La linea aerea Argentinas vola da Madrid tutti i giorni della settimana all’Aeropuerto Internacional Ministro Pistarini de Buenos Aires. Da Barcellona si vola il lunedì, martedì, giovedì, venerdì e sabato. Da Buenos Aires a Ushuaua, questa stessa compagnia ha molteplici connessioni durante il giorno. In Chile, da Punta Arenas a Buenos Aires, tramite Santiago de Chile, la compagnia SKY Airline dispone di un buon numero di combinazioni.

Dati importanti
Documentazione: è necessario portare passaporto, con un minimo di sei mesi di validità. Per i cittadini spagnoli non è necessario il Visto.
Lingua: lo spagnolo è la liingua ufficiale, anche se è abbastanza frequente comunicare in inglese
Quanto andare: il periodo di crociere comincia a settembre e si prolunga fino al mese di aprile.

Dove dormire
In base all’arrivo del volo a Buenos Aires, si può prenotare nella capitale del tango o continuare il volo fino ad Ushuaia. Lo stesso accade a Santiago de Chile; in funzione delle connesioni si può decidere di trascorrere la notte nella capitale cilena.

A Buenos Aires, l’Hotel Dazzler Tower Recoleta si trova nel distretto di Recoleta, nel centro della città. Si tratta di una sistemazione comoda, con ampie camere che vanta di un servizio molto buono. Ad Ushuaia, l’Hotel Las Lengas si trova nella parte alta della città e dalle sue terrazze si ammirano viste spettacolari del canale di Beagle. Le camere risultano confortevoli e il ristorante si distingue per il suo vasto menù.

A Santiago del Chile, l’Hotel Plaza El Bosque Ebro è siturato nel pieno centro finanziario della città. In questo caso risalta il ristorante terrazza, dal quale si può approfittare di una buona vista. Le camere sono ampie e molto confortevoli.

Dove mangiare
L’ampia varietà gastronomica di Argentina e Cile è molto difficile da riassumere, senza dubbio qui raccomandiamo alcuni dei posti che emergono per la qualità dei prodotti e il trattamento cordiale del personale. A Buenos Aires, Siga la Vaca, una catena di ristoranti specializzati in arrosti e carne e caratterizzata da cioche chiamano sistema di “forchetta libera” o tutto incluso.

A Ushuaia, il Bodegón Fueguino è un ristorante centenario e considerato di visita obbligatoria. Il menù è basato su pietanze di casa tipiche della Terra del Fuoco. La “picada” è il suo piatto più conosciuto e consiste di melanzane, spiedini di agnello, granseola e prugne avvolte nel bacon. Durante i giorni della crociera Australis, i pasti si realizzano nella nave. Sono molto vari e di qualità eccelsa. I pranzi sono a buffet e le cene da menù, con varie opzioni tra cui scegliere.

Cosa acquistare
Sia Ushuaia che Punta Arenas sono città libere dalle tasse, dove si possono trovare prodotti elettronici ad un buon prezzo. Parlando dell’artigianeria locale, spiccano i prodotti di pelle, i tessuti di lana, specialmente di alpaca e

Per ulteriori informazioni:
www.australis.com
www.patagonia.gov.ar
www.patagonia-chile.com/site
www.aerolineas.com.ar www.skyairline.cl

Testi e foto a cura di Andrés Magai Seibt

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