La Valle del Belìce in Sicilia e i suoi sapori

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Un intero fine settimana, dal 17 al 19 novembre, all’insegna di biodiversità, sostenibilità ed agroecologia. Al centro, i territori, i prodotti e le comunità di questo incantevole pezzo di Sicilia. In programma anche visite a frantoi, caseifici, degustazioni dei vini del territorio, feste in piazza per chiudere l’anno di Menfi come Città del Vino 2023 e passare il testimone

La Valle del Belìce, è uno spicchio di terra della Sicilia occidentale, a cavallo tra le province di Trapani, Palermo e Agrigento. Una terra ricca di storia e di splendidi paesaggi naturali con scorci mozzafiato che si aprono su distese di viti e ulivi affacciati su un mare cristallino. Nel territorio sono presenti anche due Riserve naturali (le Grotte di Santa Ninfa e quelle di Entella) e numerose aree archeologiche collegate ai tre Parchi di Selinunte, Segesta e Valle dei Templi di Agrigento.

Notevole è anche la rete museale che spazia dall’Antiquarium “Giuseppe Nenci” di Entella,  al Museo Civico della preistoria del Basso Belice di Partanna fino al Museo della Memoria di Santa Margherita Belìce. All’interno di quest’ultimo, allestito nella ex Chiesa Madre, diversi fotogrammi, citazioni letterarie ed opere pittoriche guidano il visitatore in un’affascinante scoperta dei paesi della Valle del Belìce: Gibellina, Montevago, Salaparuta, Poggioreale, Santa Margherita Belice, Santa Ninfa, Sambuca di Sicilia e Vita, prima e dopo quella tragica notte del terremoto.

Il Museo della Memoria di Santa Margherita Belìce. Foto Archivio Rete Museale Belicina

Il turismo –  fino a pochi anni fa ancorato all’offerta balneare di Porto Palo una nota località alle porte di Menfi, con una spiaggia  di sabbia finissima e dorata lunga una decina di chilometri – registra una crescente attenzione verso le aree interne: i  borghi di Sambuca di Sicilia e Salemi, la bella Poggioreale, l’arte contemporanea di Gibellina, le tracce del Gattopardo, i bagni termali di Montevago, gli itinerari religiosi di Caltabellotta ed i vari Cammini che ripercorrono un periodo storico di oltre due millenni ed attirano appassionati in ogni periodo dell’anno, in particolare dalla primavera all’autunno.

Collage di foto della Valle del Belìce. Foto Archivio Gal Valle del Belìce

12 Comuni per il Gal Valle del Belìce

Ebbene dodici comuni di tale angolo di Sicilia (Menfi, Salemi, Salaparuta, Poggioreale, Gibellina, Partanna, Montevago, Santa Margherita Belice, Contessa Entellina, Sambuca di Sicilia, Caltabellotta e Santa Ninfa) hanno unito le forze per dare vita ad un Gruppo di Azione Locale, il Gal Valle del Belìce, ritenuto lo strumento più idoneo per  valorizzare le risorse culturali, paesaggistiche ed economiche del territorio.

In tale contesto è nato anche il progetto Rete dei Borghi della Valle del Belìce – che interessa i territori di Menfi, Salemi, Santa Ninfa, Partanna e Contessa Entellina –  per  promuovere il turismo sostenibile e  valorizzare il patrimonio artistico e culturale, l’artigianato e le produzioni tipiche del territorio come vino, olio, formaggi e tanto altro.

Una tregiorni con al centro la sostenibilità

Nell’anno del riconoscimento di Menfi Città del Vino 2023 sono stati molti gli eventi organizzati per sensibilizzare tutti i partner su questi temi, e nel weekend che chiude i festeggiamenti.

Il prossimo è in programma dal 17 al 19 novembre nell’ambito della storica kermesse del vino siciliano “Inycon – Menfi: nel cuore delle terre sicane“. In tale occasione i comuni della Valle del Belìce presentano i loro territori insieme ai prodotti e alle comunità attraverso la Rete dei Borghi della Valle del Belìce, il Gal Valle del Belìce e  il Comune di Menfi, Città del Vino 2023. Si parlerà, in particolare, di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

L’obiettivo è quello di capovolgere il concetto di una agricoltura da sfruttare in modo a volte incontrollato e sostituirlo con quello di una agricoltura da tutelare. Ciò è doppiamente vero per questo angolo di Sicilia, un ecosistema delicato con il più alto numero di aziende bio certificate d’Italia, che deve essere protetto e custodito, perché, in caso contrario sarà in breve tempo compromesso dalla desertificazione.

Il Belìce: culla della civiltà mediterranea

Questa terra, ora ricordata per lo più in ragione ed a causa del devastante terremoto che la distrusse nel 1968, ha una fama che risale alla notte dei tempi quando era fulcro di commerci e scambi. Una delle culle della civiltà mediterranea dove si sono alternati fenici, greci, arabi e normanni che le hanno regalato tante vestigia che ancora oggi impreziosiscono i borghi e le cittadine del territorio. Ancora oggi i reperti architettonici delle epoche passate sono visibili accanto agli interventi di ripristino effettuati dall’architetto Vittorio Gregotti all’indomani del terremoto.

Valle del Belìce: tra vini e Presidi Slow Food

Poi in tale fazzoletto di Sicilia alle meraviglie dell’uomo si intrecciano a quelle della natura, in un caleidoscopio di colori e paesaggi dominati dalle distese di vigneti, che offrono uno scenario incomparabile, in un luogo in cui la cultura della vite e del vino è antica quasi quanto l’uomo. Questa è la patria di alcune tra le Doc più note della Sicilia e qui è nato uno dei più importanti creatori della moderna viticoltura isolana: Diego Planeta, imprenditore lungimirante ed artefice della notorietà del vino siciliano nel mondo.

Vastedda della Valle del Belice, formaggio Dop e Presidio Slow Food

 

La Valle del Belìce è anche patria di alcuni Presidi Slow Food tra i quali la Vastedda, un capolavoro nato quasi per caso.  Infatti è l’unico formaggio italiano Dop a pasta filata con latte di pecora. Il suo sapore fresco e acidulo ma non piccante, spigiona in bocca una nota burrosa insieme a un retrogusto di erbe tipiche della valle, come graminacee e valeriana. Poi i carciofi spinosi di Menfi, che si dice fossero i prediletti da Goethe, famosi per la loro aromaticità e delicatezza.

Un posto di riguardo spetta all’olio Evo, frutto di una delle cultivar più rinomate della zona, la Nocellara del Belìce, un’oliva particolarmente grossa e gustosa, tra le più riconoscibili ed esportate in tutto il mondo, che regala un olio a bassissima acidità al profumo di mandorla, pomodoro verde, erba falciata, carciofo ed erbe aromatiche. Al palato risulta leggermente piccante con una nota dolce sul finale.

Tutti prodotti al centro della tanto conosciuta e celebrata Dieta Mediterranea un toccasana per la salute.

 

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