Le Fiere della Vanità, in mostra al Museo Nazionale di Este

A dal 28.05.2021 al 03.10.2021

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Una mostra dedicata all’Arte delle Situle: animali fantastici, bestie feroci, mostri alati e sfingi; le loro pose e la loro gestualità sono cariche di significato e parlano attraverso un linguaggio simbolico oggi perduto, che possiamo solo tentare di interpretare.

Titolo intrigante e coinvolgente quello della Mostra di Este presso la sede del Museo Nazionale Atestino. 

L’Arte delle Situle, cioè racconti in figure su opere in bronzo laminato, sbalzato e cesellato, è davvero molto antica, parla della nostra civiltà ai suoi albori, dello svilupparsi della società, dei Veneti antichi.
Dall’Abruzzo all’Austria, dai Celti dell’ovest agli Sloveni delle regioni alpine,  l’Arte delle Situle coinvolge e lega culture diverse.
Per la prima volta si riuniscono a Este, dove forse furono prodotte, le Situle più antiche ritornano al luogo di origine dopo oltre 2600 anni: una Mostra emozionante e unica nel suo genere;
così come i vasi greci raccontano di Atene, le Situle (vasi di bronzo a forma di secchiello) raccontano di Este. Così come i Greci ebbero la loro “Odissea”, i Veneti le loro Situle.

La Mostra si articola in sei sezioni dal respiro coinvolgente ed affascinante

Le Mani degli Artigiani

La prima sezione “Le mani degli artigiani”, affronta l’aspetto “materico” e la tecnologia dell’opera antica come risultato della grandissima abilità dei maestri artigiani dei Veneti antichi nella lavorazione della lamina in bronzo.
I
reperti originali provenienti dalle necropoli di Este sono affiancati a riproduzioni realizzate in archeologia sperimentale dal restauratore del laboratorio del Museo Nazionale Atestino, appositamente create per mostrare le diverse fasi di lavorazione che portano alla realizzazione di opere complesse come le situle figurate. 

Lo spazio del Racconto

La seconda sezione della mostra, mette in evidenza il lavoro di grafica e impaginazione, come diremmo oggi, degli antichi artigiani e i profondi significati che volevano trasmettere. I Veneti antichi, nel tempo, svilupparono tre modi di gestire lo spazio delle immagini, anche a seconda dell’oggetto che andavano a decorare: la singola figura, come un singolo fotogramma isolato; la rappresentazione circolare, che non ha un inizio e non ha una fine; la narrazione su “registri”, cioè un racconto distribuito su strisce sovrapposte.

Attraverso tre reperti fra i più antichi dell’Arte delle Situle (una tazza, un coperchio e una situla) si espongono spiegano questi tre modi di impaginare le figure e di comunicare significati importanti.

Il Racconto Circolare

La terza sezione comprende alcuni oggetti che, proprio per la loro forma, sono particolarmente adatti ad ospitare una decorazione disposta in senso circolare. Si tratta di coperchi (preziose opere d’arte scambiate come doni fra aristocratici) e di elmi. Lo spazio circolare offre la possibilità di realizzare narrazioni che non hanno un inizio e una fine, con tante possibili interpretazioni simboliche. Su questi oggetti compaiono figure di animali del mondo reale (pesci, cervi, tori, capre, arieti e lupi) e di fiere (bestie feroci) del mondo fantastico, come mostri alati e sfingi. Gli animali, le bestie fantastiche, le loro pose e la loro gestualità sono carichi di significato e parlano attraverso un linguaggio simbolico oggi perduto, che possiamo solo tentare di interpretare. In questa sezione vengono esposti alcuni raffinatissimi coperchi provenienti da un ampio territorio: da Este a Grandate (Como), da Numana (Ancona) a Santa Lucia di Tolmino (oggi Slovenia). Eccezionalmente sono esposti ad Este anche alcuni elmi che provengono da Sovizzo (Vicenza), Grandate (Como), Sesto Calende (Varese) e due reperti straordinari e unici: l’elmo da Pitino di San Severino Marche (Macerata) e l’elmo conico da Oppeano (Verona), prestato dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Racconti e Celebrazioni

La quarta sezione  presenta intriganti e complessi racconti su vasi di lamina in bronzo a forma di secchiello (le situle, appunto), che raccontano della cultura e della società antica, facendoci intravedere un mondo altrimenti perduto. Come per tutte le opere d’arte del mondo antico, era il committente che, per se stesso o per farne dono, decideva e indirizzava la mano del maestro artigiano. La più importante e famosa situla, la Situla Benvenuti – tesoro e simbolo del Museo Nazionale Atestino – è stata definita, per il grandioso racconto con cui è decorata, il “poema dei Veneti antichi”. Un poema di immagini per un racconto oggi perduto, con simboli nascosti e molteplici significati, che possiamo però leggere attraverso lo studio di questa opera d’arte unica. Numerose le scene: uomini armati che rientrano dalla guerra portando prigionieri, animali e mostri fantastici, sfide di pugilato e signori, forse principi, seduti in trono che banchettano. Altre situle, invece, sembrano raccontare le scene più tipiche della vita aristocratica e altre ancora singoli racconti di uomini e fiere fantastiche. In esposizione, oltre alla Situla Benvenuti, ci saranno alcune situle provenienti da Este e da Montagnana, oltre ad alcune riproduzioni sperimentali di situle dal territorio alpino, e che mettono in evidenza le diverse richieste nel tempo dei committenti e diversi racconti.

Oltre i Racconti

La quinta sezione si concentra sull’Arte delle Situle come  linguaggio simbolico che ha superato la sola funzione di mezzo per raccontare la storia. E’ una tecnica decorativa preziosissima per numerosi tipi di oggetti, con funzioni e significati di volta in volta diversi. l’Arte delle Situle, visibilmente bella e simbolo di vanità, invade anche oggetti personali e assolutamente identitari indossati dagli uomini, come i coltelli dai foderi decorati con animali o con scene riprese da racconti, o indossati dalle donne, come i giganteschi cinturoni di bronzo, che coprivano tutto il ventre e che erano letteralmente ricoperti di decorazioni fittissime, con animaletti reali e fantastici. Opere d’arte indossate ed esibite, puro prestigio per la vanità dei personaggi di spicco della città di Este del 400 a.C. e non soltanto.

 In questa sezione saranno esposti alcuni dei foderi di coltello più sofisticati prodotti a Este, i grandi cinturoni femminili di bronzo, accompagnati dalla statuetta della così detta “Dea di Caldevigo”, che ne indossa uno. Sarà inoltre presente una selezione di lamine dai santuari di Este.

L’arte, infatti, da sempre è stata sfruttata come mezzo per avvicinare l’umanità alla divinità. Anche i Veneti antichi seppero sfruttare la loro arte del bronzo laminato a questo scopo. Nei santuari, infatti, sono state rinvenute migliaia di laminette con figure di diverso genere. Quali immagini si volevano fare arrivare alle divinità? Principalmente quelle dei devoti, spesso rappresentati o con gesti di offerta, come le donne velate, o con i simboli del loro rango, come guerrieri a piedi o cavalieri.

Infine, in una tomba scoperta nel 1983 ad Este ha permesso di ritrovare un particolarissimo reperto. Si tratta di una piccola panchina in lamina di bronzo, che riproduceva in miniatura la panca utilizzata per sedersi e lavorare a telaio. Sullo schienale, una rappresentazione particolarissima: tre cavalli inseguiti da un lupo. In questa immagine è stata riconosciuta una scena di una favola veneta raccontata da Strabone, che racconta di un uomo che aiutò un lupo a liberarsi dalle reti dei cacciatori e questo, in ringraziamento, a sua volta condusse nella sua stalla le più belle cavalle del territorio veneto.

Racconti per tante genti

La sesta sezione è dedicata all’Arte delle Situle come linguaggio “transnazionale” dei Veneti antichi. Opere dell’Arte delle Situle sono state infatti rinvenute nei luoghi delle più importanti “corti” italiche ed europee: dall’Adriatico alle Alpi, dal Danubio al Ticino. L’Arte delle Situle ha accompagnato i rapporti diplomatici dei Veneti fra i potenti dell’antichità, grazie alla capacità del linguaggio figurativo di superare i limiti della lingua parlata e i confini culturali. Una grande carta geografica rappresenterà i luoghi di ritrovamento, sparsi tra le diverse popolazioni preromane (650-250 a.C.).

All’interno del percorso della mostra verrà allestita una vetrina per raccontare queste attività artigianali attraverso ricostruzioni sperimentali condotte da Stefano Buson parallelamente all’attività di restauro nel corso degli ultimi anni. Questo per far conoscere ai visitatori “… la maestria degli antichi mestieri da salvaguardare al pari delle opere d’arte…” per usare una bella citazione di Carla Fendi.

In una sala attigua sarà presentato il docufilm “Il signore delle situle” che illustra le varie fasi di costruzione della situla di Kuffarn del  400 secolo a.C., uno dei capolavori del Museo di Storia Naturale di Vienna. Questa situla, pur essendo stata scoperta in terra straniera, è stata scelta per l’alta valenza artistica e per alcune affinità iconografiche con la situla Benvenuti di Este. Il film documenta il dettagliato studio tecnologico della situla originale con l’applicazione dell’ingegneria inversa, ossia l’individuazione di tutte le fasi costruttive, utili alla ricostruzione sperimentale della situla, avvalendosi degli stessi strumenti artigianali utilizzati dall’antico toreuta. La ricerca sperimentale porta spesso a risultati sorprendenti, come nuove conclusioni sulla bottega di fabbricazione, sull’esatta cronologia e sull’uso del reperto per più generazioni, fino alla sua deposizione nel corredo tombale. Stefano Buson, uno dei curatori della mostra e autore di questo film, oltre allo scopo sperimentale, ha inteso valorizzare l’antica e sapiente attività artigianale degli antichi Veneti, dote che è rimasta nel DNA dei Veneti e che bisognerebbe riscoprire nella attuale società sempre più globalizzata.

Informazioni

Per informazioni su orari e biglietti visitare il sito ufficiale del Museo Atestino

http://www.atestino.beniculturali.it/

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