Un Presepe a Betlemme: nel nido di un orfanotrofio, dove l’amore per la vita supera ogni barriera religiosa

Durante il mio ultimo viaggi a Betlemme ho soggiornato nella Guest House Filles de la Charite St. Vincent Bethlehem, dove ho incontrato Suor Maria.
Il suo racconto sulla realtà dei bambini affidati alla Chreche di Betlemme è una storia commovente, che voglio raccontarvi come augurio di BUON NATALE.

Suor Maria è originaria di Oristano e da 16 anni si trova a Betlemme, dove opera nella Chreche. Ecco le sue parole,

“La Creche è un termine francese che significa culla, ma anche presepio, capanna… Questa è l’unica opera in tutta la Palestina che accoglie bambini da 0 a 6 anni. Non ci sono altre istituzioni che si prendono cura di questi bambini abbandonati. La Chreche è un’opera che vive prevalentemente di provvidenza. Oltre ai bambini interni, che sono una trentina, ci sono anche 65 bimbi esterni che frequentano la scuola materna. Tutti gli esterni vengono da famiglie molto povere, perché da quando c’è il muro si è creata una situazione di povertà enorme sia materiale che morale, quindi i bambini che frequentano la scuola non pagano nulla, tutto è offerto gratuitamente.
Questa è un’opera che vive prevalentemente di provvidenza, come il Cottolengo di Torino. E la provvidenza, anche a piccole gocce, arriva sempre, tutti i giorni.
Ieri sera ad esempio è arrivata tantissima roba da mangiare: latte, pane per i bambini …. Per Natale in modo particolare si avverano veri e propri miracoli.
Almeno 4 volte al mese troviamo fuori dalla porta il pane nei sacchetti che è ancora caldo …. Chi l’ha messo? Non si sa!
C’è un signore di Betlemme che da più di 10 anni, verso il 15 di ogni mese, manda un autista con il pasto per due giorni per tutti i bambini: il pane e la carne già pronta. Chiediamo all’autista chi è questo signore ma lui non sa né chi è né dove abita. Fare la carità nell’anonimato è la cosa più bella e grande ci possa essere.
Vi chiederete perché ci sono così tanti bambini abbandonati … Quando una ragazza musulmana si trova incinta prima del matrimonio è una tragedia. Per la tradizione dovrebbe essere uccisa. Per queste ragazze madri, prima del muro la situazione era più facile. Con la costruzione del muro arrivare fin qui è molto complicato, ma gli italiani hanno creato un edificio per accogliere queste ragazze in difficoltà. Nella maggior parte dei casi si tratta di ragazze che vengono dai villaggi del nord della Palestina: quando si accorgevano di essere incinte dicevano ai genitori che andavano a cercare lavoro e si rifugiavano da noi. Per questo abbiamo un piccolo appartamentino per proteggere le madri che sono in difficoltà. Dopo la costruzione del muro le ragazze non vengono più da noi, a parte quelle che, per espressa richiesta della famiglia, vogliono essere messe qui in segreto da tutti. Quando si rifugiavano da noi, facevano piccoli lavori in lavanderia o in cucina, e noi davamo loro uno stipendio. In questo modo, rientrando a casa dopo avere partorito, potevano giustificare la loro assenza dicendo di essere state a Betlemme per lavorare e nessuno chiedeva spiegazioni. L’importante era portare i soldi a casa.
Ora con la costruzione del muro la situazine è cambiata. Le ragazze madri hanno difficoltà a venire a Betlemmee e spesso sono costrettee a partorire clandestinamente, mettendo a rischio la propria vita e quella del neonato.
Tutto va bene se la polizia arriva in tempo. Ma molte volte arrivano prima i cani randagi e del piccolo neonato non c’è più nessuna traccia. Questi purtroppo non sono casi sporadici, ma abbastanza frequenti, data la situazione in cui ci troviamo attualmente.
I nostri bambini abbandonati non esistono per niente, perché non hanno alcuna identificazione propria, non hanno un certificato di nascita. Per avere un certificato di nascita, deve essere il padre a denunciare la nascita di un figlio, da qui la difficoltà delle adozioni internazionali.
Attualmente qui abbiamo autorità palestinesi islamiche. Per l’islam non c’è adozione, c’è solamente la tutela e solo una famiglia palestinese musulmana può prendere in tutela uno di questi bambini. Una famiglia cristiana di Betlemme non avrà mai il diritto ed il privilegio di prendere uno di questi bambini, perchè queste creature appena nascono automaticamente diventano musulmani e devono rimanere musulmani.
Noi non abbiamo nessun diritto di cambiare la loro religione. Per poter essere cristiano, un bambino abbandonato deve avere addosso un segno. O una medaglia, o una croce … allora sì può essere dato in tutela ad una famiglia cristiana.
Negli ultimi tempi si stanno un po’ aprendo le cose. Quando vengono affidati alle famiglie, i bambini mussulmani non ricevono un certificato di nascita, ma almeno un certificato di identità. Pensate che quando queste creature vanno all’ospedale, il computer non li identifica perché non esistono! Ora riescono a fare loro un documento di identità che funge anche da tessera sanitaria.
Ricordo un caso in cui fu un medico ad inserire il suo cognome perché il computer non riconosceva i dati del bambino che non aveva paternità …
sono orfani ed è molto raro che la famiglia che li prende in tutela dia loro il cognome. E’ tutta una questione di accettazione da parte del clan … è il clan che non accetta il bambino, socialmente non sono accettati, sono sempre messi da parte e lo saranno per tutta la vita..
Solitamente le famiglie musulmane prendono in affido i bambini neonati, i più piccoli. E questo per un motivo particolare … Per poter essere preso in tutela da una famiglia musulmana, il bambino deve avere la possibilità di prendere 5 gocce di latte materno di un membro della famiglia affidataria che in quel momento sta allattando, però prima di compiere i due anni e mezzo. Un caso analogo è’ successo anche qualche mese fa. Dal momento in cui il bambino ha preso le 5 gocce di latte, fa parte della famiglia ma non verrà adottato. all’estero l’adozione di bambini musulmani viene praticata, mq in questi luoghi no. Sono ancora molto tradizionalisti.
Noi non badiamo alla religione … eil Chrest è l’unica struttura che accoglie queste creature. Le altre istituzioni cristiane non prendono i bambini musulmani”.

Come sempre, fare del bene fa bene.

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