Sicilia: i laghetti di Tindari ed il mistero della Madonna Nera

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Tindari e la sua madonnina nera. Una laguna che cambia forma ogni stagione, una serie di leggende misteriose e la bellezza antica di una ex colonia romana. Benvenuti in Sicilia.

Oggi Tindari è solo una frazione del comune di Patti – area metropolitana di Messina – ma anticamente è stata una città che ha fatto la storia di questo angolo di Sicilia settentrionale. Viene citata perfino negli scritti di Cicerone, Augusta Tyndaritanorum Nobilissima Civitas. Punto strategico durante le guerre Puniche, base navale Romana per diversi anni, cominciò a decadere a causa di alcune calamità naturali.

Una grossa frana prima, due terremoti distruttivi poi, abbatterono le case e lo spirito combattivo dei suoi abitanti. Caduta in abbandono per anni, ritrovò una certa fama nell’ VIII secolo Dopo Cristo, durante la dominazione Bizantina, quando la statua di una “Madonna Miracolosa” richiamò l’attenzione su questo angolo di costa.

La Madonna Nera di Tindari

La leggenda legata alla statua della Madonna di Tindari racconta che, in un periodo di grande carestia,  una nave diretta in Oriente fece naufragio ai piedi del promontorio su cui sorgeva la antica fortezza romana di Tindari.  La laguna sabbiosa sottostante intrappolava la nave impedendole di ripartire. I marinai, allora, convinti che il problema fosse il troppo carico svuotarono le stive … ma la nave non riusciva comunque a prendere il largo.

Era rimasta a bordo solo una statuetta di legno, raffigurante una Madonna Nera. L’equipaggio pensò quindi di scaricare anche quella sulla spiaggia. E miracolosamente la nave riuscì a disincagliarsi dalle sabbie e a riprendere il largo. Grazie a quella vicenda, la gente di Tindari utilizzò le provviste scaricate dalla nave per superare la carestia e considerò l’opera un miracolo di quella misteriosa Vergine Nera, la Madonnina di Tindari.

Fu immediatamente costruito un tempio per custodire la statua, che porta ancora oggi la scritta latina “Nigra Sum Sed Formosa”, ovvero “anche se sono nera sono bella”. Più volte distrutto, il santuario fu ricostruito nuovamente nel XVI secolo e poi nel 1979. La chiesa che si vede oggi, quindi, è moderna e ha pochi richiami a queste vicende bizantine. Ma custodisce, nel silenzio, bellezze e misteri. O miracoli, se preferite.

Tindari e il mistero dei Laghetti

Una storia misteriosa, che qui viene tramandata come miracolo, riguarda una donna che venendo in visita al santuario invece di pregare la Vergine iniziò a dubitare ad alta voce della sua sacralità. Mentre lei discuteva, la sua bambina giocava all’esterno del santuario e – scivolando da una delle terrazze – cadde nel vuoto lungo il promontorio roccioso.

Sentendo le grida della gente, la donna corse fuori per scoprire che la bambina era precipitata giù nella laguna. Certa che fosse morta schiantata, oppure annegata, la donna disperata corse alla spiaggia sottostante ma ritrovò la piccola sana e viva. Sedeva su un monticello di sabbia che si era formato all’improvviso nella laguna.

Una volta risalita in cima al promontorio con la bambina in braccio, gridando al miracolo, la donna vide la laguna dall’alto. La Tindari spiaggia – fino a quel momento lineare – aveva assunto la forma di un profilo di donna a braccia protese. La forma della Madonna che prendeva al volo la sua bambina, salvandole la vita.

Secondo un’altra leggenda molto simile, invece, il mare si sarebbe ritirato durante la notte improvvisamente per impedire che un bambino, che si era perduto in spiaggia, finisse annegato tra le onde. Di fatto, la laguna di Tindari – chiamata anche Laghetti di Marinello – cambia continuamente. La spiaggia si ritira, si riempie, assume anche forme strane che possono in effetti ricordare figure umane. Uno spettacolo misterioso e affascinante in continua evoluzione.

La Riserva Naturale di Marinello

La laguna è oggi una Riserva Naturale Protetta a ingresso libero. Si raggiunge tramite autostrada Palermo-Messina, uscendo a Falcone e seguendo le indicazioni per il paese di Oliveri e quindi per Laghetti di Marinello. Nonostante siano strettamente collegati a Tindari e al suo santuario  – che domina dall’alto – i laghetti non hanno nulla a che fare con il paese.

Gli specchi d’acqua salata cambiano forma e dimensione a seconda delle maree e delle mareggiate. In estate sono presi d’assalto dai turisti, dato che si trovano a ridosso di un residence balneare. Ma in primavera e in autunno sono una distesa immensa di sabbia e acqua da esplorare liberamente, facendo sempre attenzione al livello della marea.

La maga che divorava i marinai

Mentre passeggiate tra i laghetti di Marinello, alzate gli occhi sul promontorio del Santuario. A soli 100 metri di altezza sulla laguna vedrete una grotta che si apre nella roccia. Qui aleggia un’altra leggenda strana. Pare, infatti, che le navi che in passato naufragavano da queste parti perdessero misteriosamente parte dell’equipaggio e delle merci.

Ciò era dovuto a una “maga” orribile che viveva in quella grotta. Mostrandosi sotto forme seducenti ai marinai li attirava tra le rocce e poi li divorava, trattenendo per sé i loro tesori. Della maga non ci sarebbe più traccia da secoli, ma pare che il tesoro sia ancora sepolto nella grotta. Ma chi avrà mai il coraggio di salire fin lassù a controllare?

Tra Patti e Tindari

Oltre alle bellezze naturali e misteriose, a Tindari e nel suo comune – Patti – c’è altro da vedere. Il Santuario di Tindari, sebbene ormai si presenti in forma moderna, racchiude decorazioni bellissime che imitano lo stile bizantino dei mosaici e del rito orientale. Non lontano dalla chiesa sorgono i resti della città greco-romana: la basilica, la fortificazione, il teatro, le terme.

Spostandosi a Patti, invece, sono da ammirare: il bellissimo Duomo di San Bartolomeo (XI secolo) arricchito all’interno da cappelle barocche, tra cui quella di Santa Febronia. Qui si trova la tomba di Adelasia, moglie del Gran Conte Ruggero I di Altavilla, e madre del primo Re di Sicilia. Fuori paese si può visitare una Villa Romana che non ha nulla da invidiare a quella di Piazza Armerina.

Dove si trova Tindari

Lungo la strada Messina-Palermo, uscendo direttamente a Patti oppure, per andare ai laghetti di Tindari, uscendo a Falcone. L’aeroporto più vicino è quello di Catania-Fontanarossa (158 km) ma lo scalo di Palermo sebbene distante 162 km si raggiunge con un percorso più lineare.

IMPORTANTE: il Santuario di Tindari non si può raggiungere in macchina. Le auto si lasciano al parcheggio ai piedi del promontorio e si utilizzano i bus navetta per arrivare in cima.

Orari e biglietti: per visitare l’area archeologica di Tindari e la Villa Romana di Patti si paga biglietto unico. Intero 8 Euro, ridotto 4, validità tre giorni dalla emissione. Ingresso da martedì a domenica, ore 9-16 (inverno) e 9-19 nei mesi estivi. Chiuso tutti i lunedì.

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