Messina e la leggenda della misteriosa città sommersa di Risa

Una antica leggenda

C’era una volta… E’ l’inizio di tutte le favole o i racconti degli anziani. In questo caso i miei nonni. Quando ero piccolo, mio nonno mi raccontava che qui dove abito io (dalle parti di Capo Peloro) c’era un antico porto “Romano”. Capo Peloro si trova sullo stretto di Messina dove dimoravano Scilla e Cariddi. In realtà non c’è alcun mostro, ma ci sono delle fortissime correnti, in certi giorni, per cui le antiche imbarcazioni cercavano di evitare quel tratto di mare.

Mio nonno raccontava che i Romani attraccavano nel “porto” davanti casa ( sul mar Tirreno), scaricavano le navi e con i muli e/o i carri, trasportavano le merci sul mar Ionio dove un’altra nave era in attesa, bypassando così lo Stretto.

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Anche mia nonna mi raccontava la storia di un ridente paesino vicino casa mia dove c’era una vecchina che amava filare la lana per i suoi nipotini, ma…un brutto giorno il telaio cominciò a cigolare, emettendo un suono stridulo che sembrava ripetere una parola in dialetto …: “fuiti fuiti” (che vuol dire : scappate scappate). Nessuno prese sul serio quel segnale ed il ridente paesino sul mare semplicemente si inabissò.

Queste storie rimasero latenti nella mia memoria finchè, dopo avere riscoperto il piacere dell’esplorazione e dei miti con la mia spedizione in Perù alla ricerca del regno del Paititi ( la città dorata sperduta nella giungla Amazzonica) mi tornarono in mente. Possibile che ci fosse qualcosa di vero nelle storie dei miei nonni? In fondo tutte le leggende hanno un fondo di verità.

Fu così che cominciai ad indagare, a leggere a scartabellare e, alla fine, ecco che le “leggende” finalmente cominciarono ad assumere un “nome” ed una collocazione ed anche le “prove” : RISA!!!

Tanti anni fa – ma non saprei dire con precisione perché i pareri sono discordi – a Capo Peloro che in greco significa “mostruoso, gigantesco” e prende il nome dalla Dea-Ninfa Pelorias (forse Gaia Pelore, una rappresentazione della grande Madre Terra), esistevano due laghi. In seguito a chissà quale sconvolgimento (presumibilmente legato ad una catastrofe dell’Etna) ci fu un enorme tsunami che modificò la morfologia del luogo. I due laghetti si fusero in un unico lago (di Ganzirri) e se ne formò un altro (il lago del Faro) che inghiottì la città di Risa (o Risi). In realtà il nome ufficiale è RISA, ma anticamente si scriveva senza le vocali e siccome nella mia zona in molti si chiamano “Risitano” è plausibile anche il termine Risi. 

Le pietre di Messina

Non esiste molta letteratura su questa “fantomatica” città, ma ci sono alcune prove inconfutabili sulla sua esistenza : Le “Pietre di Messina”.

Conservate attualmente nel Museo di Messina, furono rinvenute in contrada Margi, a Ganzirri. Si tratta di due colonne istoriate provenienti, a quanto pare, da Eliopoli durante il regno di Ramses II (1279-1212 a.C.) trafugate – presumibilmente – dagli Shekelesh, uno dei popoli del mare e imparentati con i Siculi e collocate, a suo tempo, in un tempio dedicato a Poseidone-Nettuno che dovrebbe trovarsi in quella zona, ma che non è stato ancora trovato visto che l’intera città è sprofondata… anche se io credo che si dovesse trovare in un posto più elevato, ma questa è solo una mia idea.

Queste colonne sono piene di immagini (11 figure intere e 4 sezionate in una colonna e 7 figure intere e 2 sezionate nella seconda) e di scrittura ( anche se esiste una grossa diatriba sull’interpretazione di quelle che indiscutibilmente sono delle scritte. A tal proposito mi piace pensare all’Antico Alfabeto descritto dal Prof. Fabio Garuti che però – da qualche tempo – nonostante le mie insistenze, non vuole più fornire delle traduzioni (…). In ogni caso queste colonne di 3,9 metri sono un patrimonio inestimabile della storia di Messina.

Riza

Torniamo a Risa. Dicevamo che le colonne sono state trovate in contrada Margi, ovvero in quel pezzo di terra che divide il lago di Ganzirri dal lago del Faro.

A quel punto la prima cosa che ho fatto è stata di dare una occhiata su Google Earth e… sono rimasto sbalordito. Possibile che nel lago si intravedessero come delle costruzioni? Il minimo era andare a vedere, possibilmente sott’acqua. Detto fatto visto che me la cavo con l’apnea ed è stato così che ho visto…Il Molo ! Non c’era alcun dubbio, il molo stava lì. Il problema è che questo lago del Faro va dai 50 cm ai 48 metri di profondità e quindi non era più una cosa che potevo fare io. Continuando a controllare dall’alto ho notato un’altra cosa. Il lago è di acqua salata perché essendoci le coltivazioni delle cozze c’è bisogno di quel tipo di acqua e per fare ciò ci sono due accessi al mare e guarda caso sono uno sul Tirreno ed uno sullo Ionio… Vi dice qualcosa?

Riza

Questa è l’ennesima conferma che la “storiella” di mio nonno era vera ed anche quella di mia nonna, anche se la realtà era leggermente diversa. Il porto non era Romano, ma ben precedente. Le navi effettivamente attraccavano al “Molo” arrivando dal Tirreno e trasbordavo le merci passando dal canale che dà sullo Ionio. Ovviamente dove c’era il molo, dovevano esserci dei magazzini e ancora più indietro la città inabissatasi!

Non voglio essere prolisso quindi aggiungo che in zona hanno trovato : 1) il bronzetto di Messina (Che ora si trova in un museo a Padova). 2) i resti di una città Ittita (ma forse anche più antica). 3) un Tempio di Artemide Fascelide (sott’acqua nello Stretto di Messina). 4) una infinità di navi affondate, ancore, vasellame etc etc). Tutto questo senza arrivare a Zancle (Messina) che si trova a pochi chilometri da Risa …

Ci sarebbe anche un’altra leggenda che racconta della presenza nelle profondità del lago della…Fata Morgana, innamoratasi della Sicilia dopo aver trasportato Re Artù (ferito) sull’Etna, ma…questa è un’altra storia.

Testo e foto a cura di Roberto de Leo

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