Da Vittorio Veneto a Cordignano, itinerario nelle Prealpi Trevigiane

Stampa

Le Prealpi Trevigiane sono un territorio straordinario, in cui natura incontaminata, eccellenze enogastronomiche, bellezze artistiche, racconti di vita e parchi didattici offrono numerosi motivi di richiamo turistico. Ecco un itinerario per conoscere i luoghi più belli da visitare e di grande interesse per il viaggiatore che vuole conoscere la zona.

I parchi tematico-didattici dell’Alta Marca Trevigiana sono dislocati in cinque comuni, appartenenti al comprensorio di Vittorio Veneto: Cappella Maggiore, Cordignano, Fregona, Sarmede e Revine Lago. La distanza in auto tra i due parchi più lontani è di circa 20 km, percorribili in mezz’ora lungo le strade statali e provinciali che collegano i vari comuni. Nel comprensorio vi sono strutture alberghiere, ristoranti, esercizi commerciali e servizi al che rendono più confortevole la visita dei vari parchi.

Itinerario tra cinque parchi tematici

A metà cammino fra le Dolomiti e la Laguna di Venezia, in uno snodo variegato di declivi e acque, cinque “parchi didattici” sono pronti ad accogliervi in un abbraccio di storie, esperienze, giochi, ed escursioni, per imparare visitando.

La natura

Nella piega di un’antica barriera corallina formatasi più di 150 milioni di anni fa, oggi chiamata altopiano del Cansiglio, una varietà di paesaggi si fa modellare dal sole, dalle stagioni, dalle perturbazioni e dai colori della natura. Cavità arcane, laghi tranquilli, boschi labirintici. Questi luoghi racchiudono il valore di un’inestimabile varietà botanica e faunistica, riconosciuta e protetta a livello internazionale. Eterogenei come i panorami sono anche i percorsi, le escursioni e i sentieri, da godere in ogni momento dell’anno. Dal piede tranquillo della passeggiata in famiglia, alla morbida “ciaspolata” sulla neve; dalla bicicletta che conduce su tracciati sicuri, adatti ad ogni gamba e qualità, fino al piccolo natante che trasporta i curiosi in selvagge esplorazioni lacustri.

Un po’ di storia

Le tracce della Storia raccontano di questi luoghi, per millenni, rifugio d’uomini e conforto delle loro fatiche. Dall’anfratto, un riparo; dagli alberi, le palafitte; dalle pietre, armi e arnesi. Attorno al lago, e nei boschi, la pesca, la caccia, l’allevamento. Secoli dopo le comunità si fanno più numerose, scoprono le potenzialità dei metalli (rame, bronzo, ferro), si organizzano e crescono in capacità e struttura. La definizione di nuovi rituali, l’uso della parola scritta, la costruzione di castellieri: sono avventure di paleoveneti! Seguono la romanizzazione attorno l’asse di un’importante città militare, Ceneda, e poi il cavalcare di Longobardi e Franchi. Vestigia che raccontano un medioevo di vescovi-conti e di famiglie feudali, come i Da Camino. Coglie il meglio Venezia: l’arte, la musica, il cibo, la vita. Ultima, non certo per memoria, la ferita lasciata dalla Grande Guerra, estremo e assordante segno su queste terre, sulle cui ceneri però gli artisti hanno coltivato fiori e farfalle per i nostri bambini.

I Saperi

L’occhio di oggi guarda con stupore alla sapienza delle mani dei nonni. Un tempo il sostentamento per la famiglia e per la comunità era ricavato dalle nude risorse del territorio. La pietra arida, il carbone nero e asciutto, la terra cretosa, il fuoco. Dagli esperti anziani fino ai giovani apprendisti il filo delle capacità e del fare, andava trasmesso in un continuo passaggio di consegne fra generazioni. Un filo che, con la modernizzazione, si è quasi spezzato, rischiando di perdersi nell’oblio. Ma restano l’unicum di una cava ipogea dalla quale, attorno a stipiti alle soglie e alle solide pietre angolari, sono stati costruiti i paesi. Restano i casoni che raccontano la dura e sacrificata vita dei carbonai, l’ingegnosità dei pojat. Restano gli ulivi secolari e la vite. E resta il desiderio di conoscere chi ha preservato quei saperi, di capire, di vedere luoghi, di valutare quanto abbiamo dimenticato delle antiche capacità degli avi.

I Sapori

I sapori della gastronomia locale accompagnano il piacere di vivere con pienezza il territorio. I profumi dei cibi aiutano a mantenere una memoria durevole delle esperienze vissute in questi borghi. I frutti, già nelle fasi di maturazione e raccolta, evocano le qualità delle migliori abilità umane: curare gli alimenti, preservarne le proprietà ed esaltarne l’ “identità” attraverso i piatti tipici. I cibi di questa terra sono di composizione semplice, funzionale alla necessità, in passato, di farli durare annate intere (formaggio di grotta, olio, vini, figo moro, castagno); esprimono anche tratti di preziosa ricercatezza, offrendo sapori originali. Spiedo, lumache, vino torchiato, prosecco, olio sono capaci di sottolineare un momento di festa, un’occasione speciale, uno stacco dalla normale cucina quotidiana.

Fantasie e legggende

Il colore dei disegni permea le strade, narrando di piccole e grandi storie, di personaggi e volti del passato, di fantasie e leggende che da sempre percorrono queste terre. Il gioco lega i giovani sorrisi dei bambini a racconti che arrivano da tempi e luoghi lontani. Sul piano felice della vita si riallacciano gli abbracci e si percorrono diversi sentieri nei mille linguaggi dell’arte (land art, affreschi, lingua brail, suoni). Sono le speranze regalate dai sogni a portare risate, serate di luce e musica. I festival di portata internazionale; una “sala cinematografica” celebre per il suo schermo emergente da un lago (Lago Film Fest); le Fiere del Teatro che trasformano paesi in palcoscenici; la Mostra internazionale dell’illustrazione per l’infanzia che elogia la fraternità profonda dei fanciulli di tutto il mondo.

Il Parco “Grotte del Caglieron”

Il Parco “Grotte del Caglieron”, situato ai piedi della Foresta del Cansiglio, in località Breda di Fregona, in Provincia di Treviso, offre al visitatore un’affascinante esperienza geologica e storica lungo una profonda forra incisa dall’omonimo torrente e, in parte, anche dall’uomo: da essa infatti si estraeva la celebre “pietra dolza”, utilizzata in passato per contornare porte e finestre delle case. Le cavità frutto di tale lavoro di scavo oggi sono anche luogo di stagionatura per formaggi locali, tra cui il famoso “formaggio di grotta”.

Il complesso delle Grotte del Caglieron consta di una serie di cavità, parte delle quali di origine artificiale e parte di origine naturale; per la parte naturale, si tratta di una profonda forra incisa dal torrente Caglieron su strati alternati di conglomerato calcareo, di arenarie e di marne del Miocene medio (da 16 a 10 milioni di anni fa). Numerose sono le cascate, alte parecchi metri, con grandi marmitte alla base.

Grotte del Caglieron TrevisoNella parte più profonda della forra, si notano sulle pareti grandi concrezioni calcaree che chiudono per un tratto e in parte la volta, dando all’insieme l’aspetto di una grotta. Sulle pareti della forra si aprono delle grandi cavità artificiali, ottenute dall’estrazione dell’arenaria, la tipica “piera dolza” (pietra tenera), il materiale da costruzione degli antichi palazzi. L’attività estrattiva, che risale al 1500 e forse anche prima, forniva il materiale per la costruzione di stipiti, architravi, ecc., che si possono ancora osservare sulle vecchie case e nei palazzi di Vittorio Veneto e dintorni. Interessante il metodo di estrazione praticato: essendo gli strati inclinati anche oltre i 45°, il distacco del materiale, provocato utilizzando grossi scalpelli che hanno lasciato segni ancora visibili, avveniva a blocchi, con l’avvertenza però di lasciare delle colonne inclinate a sostegno della volta. Ne è derivato così un insieme di suggestive cavità artificiali, distribuite lungo l’orrido, sul cui fondo scorre vorticoso e rumoroso il torrente, tanto da portare alla costruzione di un percorso attrezzato. L’inizio del percorso, lungo circa 1 km, è situato in via Ronzon, poco dopo il Centro Visite; tramite una passerella pedonale che attraversa il torrente Caglieron, si scende su di un largo sentiero, passando sotto al ponte della strada Provinciale. Lungo il percorso si incontrano numerosi pannelli descrittivi e, sulla destra, si apre una grotta molto ampia (grotta dei Breda), caratterizzata dalle colonne inclinate che sostengono gli strati di arenaria formanti il soffitto. Poco più avanti, sulla sinistra, una passerella in legno conduce alla grotta per l’affinamento del formaggio di grotta (grotta di San Lucio) del caseificio Soligo. Ritornando appena sui propri passi, si incontra un belvedere a forma di prua, dal quale si può ammirare la splendida forra naturale e, proseguendo, percorrerla su passerelle a tratti sospese.
Al termine del percorso nella forra, il sentiero attrezzato ci conduce ad un antico mulino (ristorante) e, seguendo le segnalazioni in loco, si arriverà al Mulinetto, struttura storica sviluppata su due piani. Aperta al pubblico per mostre fotografiche, eventi ma anche per la semplice visita che, salendo al 2° piano, regala una piacevole veduta sulla cascata vicina.

Risalendo il sentiero che passa sopra al mulino ristorante si procede verso la parte terminale del parco. Lungo il sentiero, dapprima ripido e poi pianeggiante, incontriamo sulla destra due piccole case ristrutturate, destinate a diventare Museo dello Scalpellino, a memoria dell’antico mestiere. Il percorso si conclude uscendo direttamente sulla Provinciale 151, quasi difronte ad una grotta (grotta di Santa Barbara), in precedenza utilizzata come fungaia e ora in sistemazione per l’utilizzo futuro come laboratorio didattico. Le Grotte del Caglieron, apprezzate sia in estate per la frescura che in inverno per le stupende stalattiti di ghiaccio, sono punto di riferimento per laboratori di educazione ambientale e meta ogni anno di migliaia di visitatori. Grazie alla raccolta firme organizzata da un apposito comitato nel 2016, le grotte del Caglieron hanno ottenuto il 3° posto e sono diventate “luogo del cuore FAI”.

Il Parco della Fantasia

Il Parco della Fantasia coniuga fiaba e teatro di strada in un luogo magico, in cui la Mostra e la Scuola Internazionali d’Illustrazione per l’infanzia e le Fiere del Teatro offrono da decenni un calendario annuale densissimo, fatto di corsi, laboratori didattici e performance di artisti internazionali. A ciò si aggiunge un percorso stradale e pedonale che accompagna il visitatore alla scoperta di più di 70 tra affreschi, murales e strane architetture, opera di Stepan Zavrel e di altri artisti internazionali.

Sarmede, il Paese delle Fiabe

A Sarmede continua a vivere una particolare tradizione fondata da Štepán Zavrel: quella dei dipinti murali. Zavrel iniziò a realizzarli negli ultimi anni ‘80. La tecnica usata era inizialmente quella dell’affresco, ma poi il maestro finiva per ritoccare i suoi lavori con degli interventi a secco.

Sarmede

Nello specifico, l’artista cecoslovacco, nato nel 1932 a Praga e morto a Sarmede nel 1999, si trasferisce a Rugolo, una piccola frazione di Sarmede nel 1968. Qui, il pittore acquista un vecchio convento abbandonato che trasforma nella sua casa e che diventa una scuola pittorica frequentata da artisti e illustratori provenienti da tutto il mondo. Nel 1983 Zav?el dà vita alla prima Mostra dell’Illustrazione per l’Infanzia. In paese l’artista ha lasciato traccia di sé, trasformando questo piccolo centro abitato di tremila persone in un “paese della fiaba”, dove si possono ammirare quasi una settantina di affreschi (alcuni realizzati da lui, altri dagli artisti della sua scuola) sulle pareti degli edifici pubblici e privati della zona. Il Museo Zav?el ricorda questo grande artista con l’esposizione di libri e una sessantina di opere da lui realizzate.

Fin dagli inizi la Fondazione Mostra ha continuato questa tradizione con la collaborazione del Comune di Sarmede e di privati. Ad oggi sono una quarantina gli affreschi e i dipinti realizzati ad opera di illustratori, artisti e allievi della Scuola Internazionale d’illustrazione di Sarmede. Decine di affreschi sono presenti all’esterno o all’interno di molte abitazioni di Sarmede e di Montaner lungo un percorso attraverso gli scambi tra Oriente e Occidente in cui proprio Sarmede è diventata un crocevia di scambi culturali, tra persone di tutto il mondo. Per scoprire il patrimonio culturale del paese della fiaba la Fondazione Mostra con un proprio esperto propone itinerari progettati per adulti, bambini e famiglie.

La proposta degli itinerari guidati porta a scoprire i luoghi in cui è sorta la Mostra d’Illustrazione per l’Infanzia, fondata nel 1983 da Stepan Zavrel, luoghi da cui questo grande artista trasse ispirazione per molte delle sue opere. I percorsi guidati sono dislocati tra il Museo intitolato al celebre illustratore, la Piazza di Sarmede, casa Gosetto e casa natale di Stepan Zavrel. Di seguito, alcuni fra gli artisti che hanno impreziosito Sarmede: Štepán Zavrel, Vico Calabrò, Gabriele Cattarin, Giovanni Meroi, Donata dal Molin, Flavio Cortella, Jozef Wilkon e collaboratori Archi dipinti, Linda Wolfsgruber, Tamara Zambon, Antonia Baginski.

Il Parco dei Carbonai 

Il Parco dei Carbonai si trova nel comune di Cordignano. Mantiene caldo e vivo il legame con la storia antica e recente del territorio facendo rivivere, attraverso la ricostruzione fisica del “pojat” e del “cason”, il periodo di sfruttamento della Foresta del Cansiglio da parte della Repubblica Serenissima, ma anche il rapporto simbiotico delle passate generazioni con la natura che le circondava. Recentemente rinnovato, offre attività didattiche e spazi ricreativi, inclusa un’area pic-nic.

Cordignano

Il territorio di Cordignano si estende dalla pianura ai boschi montani del Cansiglio, abbracciando le dolci colline della pedemontana. Grazie alla sua eterogeneità di ambienti e tradizioni, offre svariate possibilità, sia per il cittadino che ci abita che per il visitatore, di poter trascorrere il proprio tempo libero alla scoperta delle meraviglie che questa terra nasconde. Il canyon di Cordignano ad esempio è un itinerario che porta alla scoperta della parte più selvaggia delle colline cordignanesi, creata dall’azione dell’acqua che con il suo scorrere incessante ha plasmato il territorio e il suo paesaggio. Non mancano le testimonianze storiche, rappresentate dal ritrovamento, ai piedi del Castelir, di resti di sepolture di epoca longobarda.

I carbonai

Il Pojat: è il nome dialettale della carbonaia, cioè del cumulo di legna, che adeguatamente posto subisce il processo di carbonizzazione, attraverso una lentissima combustione. Quello del “carbonaio” era un lavoro molto praticato fino al termine del secondo conflitto mondiale, ma soprattutto un metodo ingegnoso di sfruttare le risorse del bosco.

Prealpi trevigianeOggi si indica con lo stesso nome la ricostruzione, in località Lamar, del campo di lavoro del carbonaio.
Nel giugno 1983 un gruppo di ex carbonai di Villa di Villa (TV), ha costruito in località Lamar nella Foresta del Cansiglio, quello che era esattamente il campo di lavoro del carbonaio, con la volontà di far conoscere alle nuove generazioni un mestiere scomparso, affinché non si perda anche il bagaglio di solidarietà, d’inventiva, capacità di soffrire che ancora oggi ci fa leggere ben chiaro nei volti di questi uomini l’amore per la montagna”. Dal libro “I carbonai”.

Ogni anno, nel mese di luglio, la Pro Belvedere collabora con l’Associazione ex Carbonai di Cordignano nell’organizzazione della Festa dei Carbonai. La festa ha luogo in località Lamar nella Foresta del Cansiglio. Qui è stato ricostruito, in modo permanente, un villaggio di abitazioni tipiche un tempo utilizzate dai carbonai e le “Pojat“, i tradizionali cumuli di legno, foglie e terra necessari alla produzione del carbone. Il parco è interessante in quanto ricorda la fatica di questo duro lavoro che ha rappresentato un’ importante opportunità di sopravvivenza per la famiglie del paese. L’area è sempre aperta alle visite.

Il Parco dell’Olivo

Il Parco dell’Olivo si trova nel Comune di Cappella Maggiore, è pensato per guidare grandi e piccini alla conoscenza dell’olio extra vergine d’oliva, attraverso percorsi che portano i visitatori alla scoperta di oliveti sperimentali, oliveti didattici e gustose ricette proposte dai ristoratori locali. Da non perdere poi il frantoio cittadino che, oltre ad ospitare attività didattiche e informative sulla coltura dell’olivo, è uno tra i più settentrionali d’Europa.

Cappella Maggiore

Situata in prossimità dei maestosi e incontaminati siti boschivi del Cansiglio e lambita dalle acque terse e fredde del torrente Frida e del fiume Meschio, offre scenari paesaggistici di incredibile valenza naturalistica e panoramica: dai radiosi pendii collinari su cui troneggiano palazzi e fortilizi millenari, alle spettacolari estensioni di vigneti DOP di eccellente qualità, nonché rigogliose oasi naturali popolate da un ricco e vibrante patrimonio arboreo, floreale e faunistico in cui trovano rifugio variopinte specie avicole di rara bellezza come l’allodola, lo zigolo giallo e ortolano. La ricchezza del panorama archeologico, culturale e ambientale di questo piccolo quanto splendido comune aspetta solo di essere scoperta ed esplorata.

Cappella della mattarellaDegna di nota, la Chiesa della Santissima Trinità, detta anche chiesa della Mattarella (per il nome dell’antico proprietario dei terreni su cui sorse), è un vero e proprio gioiello del patrimonio artistico e storico del comune grazie allo spettacolare quanto antico apparato pittorico custodito al suo interno. La struttura del piccolo santuario, realizzato più di mille anni fa, si presenta come un edificio sobrio e spoglio con pareti in mattoni a vista, il cui aspetto austero contrasta con lo splendido ciclo di affreschi che adorna l’unica navata della chiesa, da cui emerge la splendida scena dell’Ultima Cena. La scena del banchetto ritrae sei apostoli a sinistra di Cristo e cinque alla sua destra, mentre Giuda Iscariota è raffigurato in dimensioni ridotte dall’altro lato della tavola e privo di aureola. Altra opera di notevole rilevanza artistica e storica è il ciclo di dipinti ad affresco raffiguranti scene bibliche come l’Adorazione dei Magi. La raffigurazione pittorica dell’episodio biblico si staglia sulla lunetta della parete nord e rivela la figura del candido destriero dal nobile portamento ornato da lussuose bardature. Di fronte al cavallo il bambino Gesù è rappresentato nell’atto di ricevere i doni dei magi, mentre nel registro inferiore emergono sette apostoli collocati entro eleganti archi a tutto sesto.

Un altro monumento da non perdere è l’antico palazzo fortificato, il Castelletto con la sua maestosa struttura che si staglia nella zona del Cenedese, nel contesto naturalistico della campagna collinare della Marca Trevigiana. L’incertezza in merito alle origini del sontuoso fortilizio ne aumenta il fascino e lo avvolge in una suggestiva aura di mistero. Il massiccio complesso difensivo, rimasto in stato di abbandono fino alla seconda metà del XX secolo, venne in seguito recuperato e restaurato e costituisce oggi una splendida location per organizzare eventi e matrimoni nella spettacolare e serena atmosfera rurale di Cappella Maggiore.

Il Cansiglio

Colle Umberto

E’ un altopiano prealpino tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, a cavallo tra le province di Belluno, Treviso e Pordenone. Qui c’è una tra le più belle foreste di faggi e abeti secolari che con i suoi 7.000 ettari rappresenta la seconda foresta italiana per estensione. Meta tra le più amate dagli escursionisti, il Cansiglio è ideale anche per trascorrere una giornata stesi nei prati a prendere il sole e fare pic nic. Molti i sentieri da percorrere a piedi, a cavallo, in mountain bike e che d’inverno sono invece perfetti per le racchette da neve. Gli itinerari sono segnalati, ma è necessario prestare sempre attenzione alle “voragini” naturali che costellano l’area. Il Cansiglio deve infatti alla sua natura carsica la presenza di doline e inghiottitoi in superficie, spesso di grande suggestione, che si concentrano soprattutto nel versante sudorientale dell’area. Un incanto della natura! Abitato fin da tempi antichissimi, il Cansiglio è stato uno dei luoghi della Resistenza durante la seconda guerra mondiale e dagli inizi del 1800 accoglie anche un insediamento etnico di origine germanica, i Cimbri. Per conoscere la cultura di questa popolazione proveniente dall’altopiano dell’Asiago visitate i villaggi di Campon e Pian Osteria e il Museo etnografico a loro dedicato.

Il Giardino Botanico

Il Giardino Botanico Alpino si trova sull’Altopiano del Cansiglio e propone un ricco catalogo della flora della Foresta del Cansiglio e permette di ammirare le magnifiche fioriture e i maestosi alberi che popolano il territorio all’interno di un’area di 25.000 mq. Ad oggi sono raccolte quasi 1000 specie di piante presenti nell’area della secolare Foresta del Cansiglio e nel Massiccio Col Nudo – Cavallo, una vasta area compresa tra le province di Belluno, Treviso e Pordenone, offrendo la possibilità ai visitatori di osservarne le caratteristiche, conoscerne la distribuzione ambientale e di goderne la bellezza. All’intento educativo ed estetico si affiancano quello scientifico e conservativo attraverso la volontà di unire lo studio dei molteplici aspetti della flora e visitare un luogo di raccolta di specie rare ed autoctone, arricchito da pannelli didattici che descrivono gli habitat presenti e aiutano il visitatore nella comprensione di questo magnifico luogo. Gli ambienti ricostruiti nel Giardino sono molto diversificati per rappresentare il complesso territorio che lo circonda; tra tutti si segnalano in particolare gli ambienti alpini, la vegetazione dei luoghi umidi, i boschi di faggio, abete rosso e bianco, le piante officinali di montagna, le piante degli ambienti aridi alpini ed alcuni esemplari di specie molto rare. Il Giardino, di proprietà di Veneto Agricoltura, è aperto da giugno a ottobre ed è dotato di un Centro Visitatori, curato dall’Associazione Naturalistica Lorenzoni.

Il Bosco da Reme

Ai tempi della Serenissima i faggi della foresta del Cansiglio venivano impiegati nella produzione di remi, legname da opera e carbone. Nel 1548 il Consiglio dei Dieci sancì che la foresta diventasse il “Gran Bosco da Reme di San Marco” riservandola per la produzione di remi per le galere e di legname per l’Arsenale.

Il Frantoio Reitia, l’olio delle colline trevigiane

L’olivicoltura in provincia di Treviso è praticata nella fascia pedemontana interessando circa 600 ettari della superficie agraria utilizzata, ma registra una tendenza positiva di costante sviluppo che si concretizza con la messa a dimora di alcune decine di migliaia di piante di olivo ogni anno. La produzione di Olio Extravergine d’Oliva di questo contesto territoriale si connota per caratteri propri che la distinguono da quella di altre regioni italiane. Pur nella sua dimensione relativamente piccola, essa suscita un crescente interesse sia nel tessuto produttivo locale, cuore pulsante di un’economia vivace e di successo in campo vitivinicolo, sia in quello nazionale per la qualità degli oli ottenibili e per il suo primato di posizione geografica che risulta tra i più settentrionali d’Europa per la coltivazione dell’olivo. Si tratta di un settore produttivo giovane e dinamico, pur segnato da un profondo legame con la storia locale che si legge ancor oggi nei toponimi e nelle pieghe del paesaggio rurale pedemontano, per questo aperto all’innovazione ed in sintonia con lo spirito imprenditoriale dell’area, notoriamente incline a trovare risposte anche in termini di successo economico.

Il nuovo frantoio è stato progettato mettendo a frutto l’esperienza già maturata nel contesto territoriale innestando, su questo livello di conoscenza, il più evoluto sistema di elaiotecnica e un modello di rispetto ambientale e di utilizzo delle risorse disponibili. Si tratta di una struttura innovativa studiata per meglio affrontare le esigenze della produzione e di quella prevedibile in lunga prospettiva rispettando i requisiti del tessuto produttivo attuale e quindi dei singoli produttori indipendentemente dalle dimensioni dei loro oliveti. Il frantoio “Reitia” (nome di un’antica divinità femminile venerata dalle antiche popolazioni Venete) si articola in diverse componenti connesse tra loro da linee multifunzionali. In particolare, la cooperativa Reitia produce Olio Extra-Vergine di Oliva di alta qualità ottenuto solo con olive delle colline di Cappella Maggiore, Fregona, Sarmede, Cordignano, Colle Umberto, Caneva e Vittorio Veneto; così come una seconda linea di Olio, ottenuto da olive cresciute e raccolte nel Centro Italia.

Fregona

Fregona, 2800 abitanti circa, è situata sulla falda meridionale del monte Pizzoc (m. 1565) a 7 Km da Vittorio Veneto lungo la strada provinciale 422 che porta alla Foresta del Cansiglio. E’ un accogliente paese noto da sempre per il suo clima: temperato d’inverno per la presenza protettrice della montagna e fresco d’estate per il continuo cambiamento dell’aria che nelle valli che si aprono verso la pianura veneta. Il territorio del comune comprende una dorsale montuosa a nord, estrema diramazione delle Prealpi carniche, e una parte collinosa a sud caratterizzata dalla presenza di dossi rettilinei e paralleli di roccia relativamente dura, alternata a roccia più tenera, facilmente erodibile dai numerosi corsi d’acqua a regime torrentizio che affluiscono al Meschio per poi finire nel fiume Livenza.

Il Centro di Appassimento del Torchiato (Cantina Produttori Fregona)

Il Torchiato è un patrimonio culturale e ambientale profondamente legato al territorio del Cansiglio: un ambiente naturale che contribuisce in modo determinante a creare la diversità e unicità di questo Vino. Come spesso accade, la differenza tra “limite” e “vantaggio” è davvero molto sottile. Le condizioni atmosferiche, a volte avverse per pioggia o gelo, sono per altri aspetti favorevoli al viticoltore grazie alla buona ventilazione che preserva le vigne da molte malattie, limitando di conseguenza i trattamenti. Tutto ciò permette alle uve bianche di queste zone di conservare i profumi della primavera, l’aria frizzante, le fragranze dei fiori. La zona di produzione del vino “Colli di Conegliano” Torchiato di Fregona comprende in tutto o in parte il territorio dei seguenti comuni: Fregona, Sarmede e Cappella Maggiore. Questo è un territorio ricco di tradizioni culinarie, a partire dalla produzione di formaggi e vini, passando per il caratteristico spiedo e per finire con dolci tradizionali che troverete su diversi agriturismi  e malghe tipiche. La produzione del Torchiato di Fregona segue una procedura antichissima. Nel Disciplinare di Produzione non sono previsti interventi chimici esterni, tutto avviene sfruttando le stagioni, il particolare microclima della zona di Fregona e l’esperienza del produttore. Si narra che nel 1600 un vignaiolo fu costretto a vendemmiare dell’uva nonostante non fosse perfettamente maturata a causa di una gelata anticipata. Vendemmiò l’uva e la adagiò nel granaio su dei graticci. La primavera seguente si sorprese nel ritrovare dell’uva dolcissima ma anche indurita dal processo di appassimento. Provò quindi a torchiarla più volte e mise poi il mosto a riposo in piccole botti senza troppa convinzione. A distanza di un anno il primo assaggio illuminò il volto dell’agricoltore che comprese di aver scoperto un vino straordinario. Era nato il Torchiato di Fregona.

Torchiato di Fregona Piera Dolza, Boschera e Grappa di Torchiato. Tre prodotti che nascono dalla passione di un gruppo di 7 produttori storici organizzati nella Cantina Produttori Fregona s.c.a. Il prodotto principe della produzione è il Piera Dolza Docg Colli di Conegliano Torchiato di Fregona vino passito, dolce e vellutato, ottimo come pre e fine pasto. Altro prodotto tipico della zona è il Boschera IGT dei Colli Trevigiani che grazie alle moderne tecniche viene vinificato in purezza donando al palato un vino fresco e delicato. E, come da tradizione, accanto ad ottimi vini c’è sempre un’ottima grappa. La Grappa di Torchiato di Fregona viene prodotta e distillata come un tempo per fornire al consumatore il piacere di un prodotto di assoluta qualità.

Il Colle Umberto

Una possente rocca settecentesca, una sontuosa residenza signorile adagiata sui lievi pendii di colline brillanti e un monastero secolare decorato da antichi affreschi e ornato da pregiate sculture marmoree: queste e molte altre le bellezze del comune di Colle Umberto.

Oltre alla famosa Casa natale di Ottavio Bottecchia, il primo italiano  che vinse il tour de France (nel 1924) bissando poi il successo nell’anno seguente; c’è Villa Castello Lucheschi, uno degli edifici più rappresentativi del comune oltre ad essere un monumento di inestimabile valore storico del patrimonio culturale della Regione. L’elegante castello settecentesco sorge dove un tempo si ergevano gli edifici rurali di servizio (stalle, granai e magazzini) appartenenti ad un antico monastero dell’ordine dei benedettini, collocato sulla cima di rilievo naturale verdeggiante, a testimonianza del quale è sopravvissuto un maestoso campanile che tra il XIX e il XX secolo fu convertito in torre con funzione difensiva. La nobile residenza signorile sorprende piacevolmente i visitatori per la maestosità della sua architettura e per la ricercatezza dell’apparato ornamentale che ne decora gli ambienti interni, tra cui spiccano antichi stucchi di pregevole fattura rifiniti da delicate dorature che fanno da contorno ad inestimabili opere pittoriche dell’artista veneziano Giambattista Piazzetta (1683 – 1754).

Imperdibile anche la Chiesa di San Martino: la splendida parrocchia di Colle Umberto è immediatamente riconoscibile per il sontuoso ingresso porticato con cinque robuste arcate a tutto sesto in cui è possibile ammirare stupendi affreschi di Francesco Pagani, raffiguranti scene della vita di Gesù Cristo. Le antiche rappresentazioni pittoriche coinvolgono lo spettatore a distanza di secoli con la loro intensa drammaticità, come le scene della Flagellazione e di Cristo davanti a Pilato, sulla parete sinistra. La struttura attuale è il risultato di diverse opere di ricostruzione e ristrutturazione eseguite sulle fondamenta del più antico santuario risalente al XV secolo. Particolare di notevole interesse storico e artistico è lo stemma dell’illustre famiglia De Gazzuolis impresso sulla vasca litica del battistero, recante l’immagine di una gazza su un ramo che spunta da un monte con tre sommità. L’altare maggiore della chiesa, attribuito a Battista de Zorzi Veronese, è ornato da uno spettacolare rivestimento in pregiati marmi policromi, mentre i candidi altari laterali furono realizzati in marmo bianco di Carrara e decorati con scene ritraenti la Sacra Famiglia e la decapitazione di San Giovanni Battista.

Conegliano

Conegliano deve da sempre la sua importanza alla sua posizione strategica. Probabilmente un insediamento era già presente in epoca romana anche se le prime notizie certe al riguardo sono di epoca post-romana. Lo stesso nome sembrerebbe derivare da due termini longobardi indicanti la “strada del Re”, sottolineando di nuovo l’importanza strategica di questo centro posto sulle vie commerciali tra l’italia ed il Nord Europa. L’attuale aspetto del centro città è riconducibile all’epoca rinascimentale, qui spiccano in bellezza gli edifici di Palazzo Sarcinelli e Casa Longega. Conegliano è anche sede della prima Scuola Enologica d’Europa, punto di partenza dell’itinerario del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano-Valdobbiadene.

Vittorio Veneto

Vittorio Veneto: la “città della vittoria” contro gli austriaci durante la Prima Guerra Mondiale, alla quale è dedicato il Museo della Battaglia, è un’elegante cittadina alle pendici delle Prealpi Trevigiane, ricca di bei palazzi e tesori artistici e circondata da un dolce paesaggio di colline coltivate a vigneti.

Vittorio VenetoPer la sua posizione circa a metà strada tra Venezia e Cortina d’Ampezzo e per la sua storia questa cittadina veneta si può considerare una porta d’ingresso alle Alpi e un ponte verso la cultura germanica. Il cuore della città è uno scrigno che custodisce tesori e sorprese: palazzi sfarzosi, scorci caratteristici, passeggiate lungofiume, sentieri che dal centro portano alle colline. E non pochi negozi per darsi allo shopping, bar dove concedersi un bicchiere di vino – naturalmente prosecco – e ristoranti dove assaggiare la gustosa e variegata cucina veneta. Non esiste un unico centro storico a Vittorio Veneto. La città nasce dalla fusione di due entità storicamente distinte poste a qualche chilometro di distanza tra loro: si tratta di Serravalle e Ceneda, ciascuna con una sua identità. A nord della città è situato il centro storico di Serravalle, che fin da tempi antichi, occupò una posizione strategica sia per i commerci che per le vie di comunicazione. Poco resta dell’antico insediamento romano del I sec.a.C articolato in un sistema difensivo il cui castrum principale era collocato nella stretta di Serravalle. L’inizio dello sviluppo urbano si colloca nel XII sec.con la potente famiglia dei Da Camino ma conosce il suo massimo splendore nel XV sec. durante il dominio della Serenissima. Via Martiri della Libertà, l’antica “Calgranda” ha inizio in piazza Tiziano Vecellio racchiusa tra la Torre dell’orologio, costruita nel XIX sec. e il quattrocentesco Oratorio di S.S Lorenzo e Marco dei Battuti, decorato all’interno da uno splendido ciclo di affreschi realizzati tra il 1429 e il 1446. Oltre la torre, verso sud si apre piazza Foro Boario, antica sede dei mercati fuori le mura; tra i più importanti quello del bestiame. Il prestigio della Serenissima si manifestò nella costruzione dell’elegante Loggia della Comunità, un tempo sede del potere cittadino, dove si riunivano il Maggior e il Minor Consiglio. L’edificio realizzato tra il 1462 e il 1476, presenta in facciata affreschi del XV secolo di Diario da Treviso; sull’adiacente torre campanaria è collocato uno fra i più antichi quadranti d’ orologio d’Italia e d’Europa. Oggi è sede del Museo del Cenedese che raccoglie memorie archeologiche, storiche ed artistiche del territorio. Davanti alla loggia si apre piazza Marcantonio Flaminio, pavimentata in pietra d’Istria e oltrepassato il ponte sul Meschio si incontra l’imponente mole del Duomo di Santa Maria Nova, interamente ricostruita nella seconda metà del XVIII sec. che al suo interno, custodisce sull’altare maggiore un’opera attribuita al pittore cadorino Tiziano Vecellio.
Emozionante la visita al Palazzo Minucci De Carlo. Edificio di proprietà di una delle più prestigiose e potenti famiglie di Serravalle fu voluto da Minuccio Minucci, diplomatico della Santa Sede e Arcivescovo a Zara che lo fece costruire sul finire del XVI se. Oggi è sede di un’ecclettica collezione di oggetti d’arte appartenuti e raccolti nei suoi numerosi viaggi da Camillo De Carlo, eroico combattente durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Davanti al palazzo si apre Piazza Minucci un tempo Piazza dei Grani, chiusa a ovest dall’ottocentesca Loggia dei Grani, luogo dove si svolgeva il mercato coperto dei cereali. Sul lato nord si affaccia il Teatro Lorenzo Da Ponte, la cui facciata venne progettata nel 1842 dall’architetto Giuseppe Segusini. Palazzo Minucci- De Carlo è situato lungo via Martiri della Libertà, un tempo l’antica via Cal Granda e via principale del centro storico di Serravalle su cui si affacciano eleganti e signorili palazzi costruiti dalle famiglie più illustri.

Stampa