Angelo Monico ? La poesia del silenzio

A dal 19.02.2010 al 18.04.2010

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La mostra, a cura di Tino Gipponi, si tiene dal 19 febbraio al 18 aprile 2010 presso la galleria Bipielle Arte di Lodi

La poetica del silenzio è la vera essenza della pittura di Angelo Monico, schivo e austero protagonista della scena artistica lodigiana del secondo dopoguerra, al quale viene ora dedicato un ricordo significativo – a quindici anni dalla scomparsa – dal critico, amico e collezionista Tino Gipponi, curatore di una mostra monografica allestita dal 19 febbraio al 18 aprile 2010 presso lo spazio Bipielle arte di Lodi, gestito da Villaggio Globale International.
A promuovere l’evento, che raccoglie la quasi totalità della produzione di Monico, con 37 dipinti,  30 disegni e diversi bozzetti di collezioni private, è la Banca Popolare di Lodi – con  il patrocinio del Comune e della Provincia di Lodi –  sensibile alla valorizzazione di una figura che, pur nella ritrosia a mettersi in luce, a esporre i propri lavori, a cercare in vita apprezzamenti da parte del mercato e della critica, era divenuto punto di riferimento e sensibile animatore di quell’ambiente culturale che rendeva fervida e stimolante la città lombarda.
La sua raffigurazione pittorica custodisce la verità delle virtù semplici, dimesse, di un mondo domestico sostenuto dalla vivida luce della poesia.
Ecco allora i tanti i ritratti con posa impassibile della madre, Teresa Lucchini, fissata nelle diverse età: figura archetipo e contrappunto di tonalità affettiva, “sublimazione del mito materno di una vigile custode“; e ancora il notevole dipinto “Bambina alla porta”, “capolavoro assoluto del periodo di guerra”, che ritrae in una luce calda e avvolgente, nell’immobilità dell’ambiente, la nipote Tanina seduta su una sedia, “le cui gambe di legno richiamano, stilizzate e volutamente rinsecchite, quelle della fanciulla”.  Ecco le nature morte, in particolare l’affascinante “Natura morta con statua”  ove il pittore riesce a non negare la luce, imbevendola nella densità delle cose e svelando la loro smaltata lucidità di vetro soffiato e – ancora – i “Tetti”, misurata sintesi compositiva dei piani, sinfonismo coloristico della materia, densa e accaldata nel meriggio di alta estate.

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