Il Castello di Sammezzano, un gioiello da salvare in Toscana

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Il Castello di Sammezzano non si può visitare, ma si dovrebbe poterlo fare. Una incredibile opera d’arte che sta per scomparire e che va invece salvaguardata con ogni mezzo.

Aria d’oriente, colori d’Asia, sentori arabeggianti … eppure siete in Italia. Nel cuore del nostro Paese, in  Toscana. Ma siete dentro il Castello di Sammezzano. Un’opera d’arte prima che di architettura nata da quello stile unico che caratterizzò parte del XIX secolo e che veniva chiamato “eclettico” per non dire apertamente “strano”. L’eredità che questo stile ci ha lasciato, oggi, per noi è come una magia.

Se state pianificando la vostra vacanza in Italia, per ridare ossigeno al turismo del nostro Paese, puntate sulla Toscana. Sui suoi paesaggi unici, sulle sue città speciali e su Sammezzano. Che merita di essere scoperto e riscoperto come una eccentrica vecchia signora che non smette mai di farsi ammirare. Ma la particolarità di questo luogo deriva da una lunga storia… .

L’eclettico castello di Reggello

Quello che oggi è il comune di Reggello (Firenze), anticamente era un crocevia di strade commerciali molto importanti per i Romani e per il Sacro Romano Impero del primo medioevo. Ci sarebbero fonti storiche del passaggio di Carlo Magno nell’VIII secolo, e sicuramente fu una tenuta di caccia all’epoca dei Medici.

In seguito divenne una enorme fattoria del feudo aragonese, finché – negli ultimi 30 anni del XIX secolo – l’erede della famiglia Ximenes Aragona decise di trasformare il cascinale in un castello. E volle realizzarlo secondo quello stile stupefacente, assurdo e magico che era “l’eclettico”. Venduto in seguito a privati, diventa un albergo di lusso nella prima metà del Novecento, quindi cade in abbandono. E tutt’oggi nessuno si è ancora aggiudicato l’asta per recuperarlo.

Sammezzano, un castello per vedere l’Oriente

Ferdinando Ximenes Aragona non ebbe mai la fortuna di viaggiare come avrebbe voluto. Anche per questo decise di progettare il suo castello di campagna in modo tale da immaginare un viaggio in Oriente. Idealmente la disposizione delle sale e dei decori per ciascuna sala sono pensati per far compiere, ai visitatori, il giro dell’Asia … senza mai muoversi dalla Toscana.

Le prime 15 stanze, appunto, ricordano ambienti orientaleggianti: Arabia, India, Cina, Giappone, Indonesia … ogni sala ha i colori e i disegni di una cultura diversa del continente asiatico. Le più belle sono sicuramente: la Sala dei Pavoni, la Sala degli Amanti, Salone dei Gigli, la Sala Bianca, il Corridoio delle Stalattiti. A completare la bellezza di questo palazzo, il grande parco che lo circonda e che custodisce alcuni degli alberi più vecchi e grandi d’Italia. Per citare il più famoso, la grande Sequoia Gemella – 50 metri di altezza, 8,5 di diametro del tronco.

Un’opera d’arte a rischio

Oggi visitare il castello di Sammezzano non è semplice. Anzi per la maggior parte dei cittadini è impossibile.  In molte sue parti è pericolante e, nonostante la cura di associazioni private che tentano di mantenerlo agibile, è un’opera che richiede un grande investimento di denaro. Che ad oggi non c’è. Il Comitato Ferdinando Panciatichi Ximenes Aragona – FPXA – è il più impegnato a promuovere e gestire il castello, in attesa che qualcuno se ne prenda carico.

Grazie a loro, gli interni e alcune aree del parco sono diventati set cinematografici. Gli affitti ottenuti per film, sceneggiati e concerti alimentano quel sostegno che mantiene in vita l’opera d’arte. Le porte del castello vengono aperte periodicamente, grazie all’associazione, a fotografi, registi, rappresentanti del FAI  e di altre associazioni che proteggono il patrimonio artistico. E questo avviene comunque su prenotazione e solo dopo aver ben spiegato il motivo della visita.

Affinché questo castello non cada a pezzi, prima ancora che le visite del pubblico, occorrono fondi e promozioni internazionali. Occorrono imprenditori o ricchi miliardari che non temano le aste per comprarlo. Serve la partecipazione popolare con le raccolte periodiche in favore dei monumenti italiani.

Nei dintorni del castello di Sammezzano

Nei dintorni del Castello di Sammezzano, per fortuna, non mancano bellezze da ammirare. Così, in attesa che questo monumento torni al suo antico splendore chi si reca in questo angolo di Toscana potrà vedere altro. Il comune di Reggello, ad esempio. Una cittadina di 16.000 abitanti con un centro storico piccolino che si completa grazie a decine di monumenti medievali sparsi nelle frazioni tutto intorno.

Da visitare: l’Abbazia di Vallombrosa, edificata nel secolo XI e rimaneggiata per secoli fino al restauro ultimo nel XV secolo, che le ha dato la forma odierna; la romanica Pieve di San Pietro, in località Cascia; la chiesa gotica di Sant’Agata, ad Arfoli (VIII secolo). Chiese di origine longobarda si trovano a Caselli  – San Michele – e a Pitiana. A Cascia vale la pena visitare il Museo Masaccio, dove si conservano alcuni quadri del famoso artista quattrocentesco.

Nella frazione di Leccio, la stessa in cui sorge il castello di Sammezzano, si può ammirare la Torre del Castellano. Un piccolo mastio risalente a prima dell’anno Mille, sebbene restaurato nel corso dei secoli e oggi proprietà privata. Molto belli anche i dintorni naturali di Reggello, come i boschi di Vallombrosa e di Sant’Antonio.

A una trentina di chilometri da Reggello si arriva facilmente sia al centro di Firenze che ad Arezzo, per visitare tutte le maggiori opere d’arte di queste bellissime città. Una base in provincia per potersi godere il paradiso dei monumenti più belli d’Italia.

Come arrivare a Reggello

Se vi piace l’idea di ammirare almeno da fuori il castello di Sammezzano, prenotate una vacanza a Reggello o nei suoi splendidi dintorni. Per arrivare, prendete in considerazione l’aeroporto di Firenze (a 30 km), se arrivate da lontano.

In macchina, seguite l’autostrada A1 con uscita Incisa-Reggello e proseguite per 6 km. Chi arriva in treno potrà scendere a Figline Valdarno, Sant’Ellero oppure Rignano sull’Arno-Reggello, per poi raggiungere il paese con gli autobus regionali ACV.

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