Le grotte della Gurfa in Sicilia ed il mistero della trasfigurazione

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Alia è un piccolo comune tra Palermo e Catania, annidato tra i pascoli e le colline, dentro il cui territorio si aprono le misteriose e affascinanti Grotte della Gurfa. Un luogo unico la cui bellezza non si può raccontare … si deve vivere.

Sono dei depositi agricoli antichi (dall’arabo ghorfà) o la vera tomba di Minosse? Sono opera dell’arte bizantina oppure sepolture che risalgono a più di mille anni prima di Cristo? Le Grotte della Gurfa, in provincia di Palermo, fanno discutere gli esperti da sempre. Eppure il mondo del turismo quasi non le conosce. In pochi sanno della loro esistenza, pochissimi conoscono la loro storia. E per venirle a scoprire la strada non è semplice, né comoda.

Il sito sorge nel cuore delle assolate campagne palermitane, tra pascoli e colline che in primavera sono una festa di verde e in estate una enorme distesa giallastra. Sono un tutt’uno con la natura perchè dentro la natura  – la montagna rocciosa – sono state ricavate. Non dall’erosione opera degli elementi, ma dalla mano di uomini che vi hanno lavorato per generazioni. Ammirarle è un privilegio e uno stupore.

Le Grotte della Gurfa, storia e leggenda

Oggi è quasi certo che le Grotte della Gurfa, situate nella omonima Riserva Suburbana del comune di Alia (Palermo), siano costruzioni risalenti all’era del Bronzo – tra 2500 e1600 anni avanti Cristo – e per questo la loro storia si intreccia al mito di Minosse. Secondo le leggende, infatti, il famoso re cretese, vissuto più o meno in quel periodo storico, venne ucciso mentre inseguiva Dedalo nelle terre del re dei Sicani, Kokalos. Il luogo della sua morte sarebbe una non meglio identificata “città di Camico”, ma mancando precisi riferimenti storico-geografici sono molte le località siciliane che vantano una “tomba di Minosse”.

Effettivamente questi sei ambienti scavati a mano nella roccia arenaria rossa, con un lavoro dettagliato e impressionante, potrebbero essere sepolture. Si trovano in una zona ricca di necropoli e presentano una camera molto alta, a “tholos” (a cupola), tipica di certe tombe micenee. Ma questo angolo di Sicilia fa parte di quell’antico “granaio romano” che giustificherebbe anche l’uso delle Grotte della Gurfa come deposito di prodotti agricoli. Secondo questa interpretazione, la manifattura sarebbe di epoca tardo-romana, o addirittura Bizantina. E la definizione data dagli arabi – ghorfà, appunto – lo confermerebbe. La camera più alta, in questo caso, sarebbe proprio il silos di grano.

Molto probabilmente, le Grotte della Gurfa sono … tutto questo insieme. Magari sono nate come sepolture Greche e sono state riadattate nel corso dei secoli a magazzini agricoli e a granai. Addirittura fino alla metà del XX secolo erano usate come abitazioni, secondo una tradizione siciliana tutt’altro che “primitiva”: le grotte infatti garantiscono fresco in estate e caldo in inverno, per il riparo di uomini e animali.

Visitare le Grotte della Gurfa

Mentre gli studiosi continuano a indagare e a cercare  l’origine certa delle Grotte della Gurfa, i turisti possono ammirarle grazie anche alla competenza delle guide del posto. Il percorso per le grotte si apre al chilometro 184 della Strada Statale 121 che collega la costa est siciliana con Palermo. Circa un chilometro ancora e ci si ritrova all’ingresso del parco suburbano, che racchiude la collina di arenaria e i boschetti circostanti lasciati allo stato selvatico.

Si tratta di sei stanze scavate dentro la roccia e suddivise in due piani.Verrete introdotti in un primo ambiente dal soffitto basso collegato agli ambienti del piano superiore da un foro scavato nel tetto. Nella ipotesi che queste grotte fossero un deposito, quel foro serviva per calare o issare i carichi di grano. Ma al tempo in cui la grotta di ingresso era usata come tomba, quel foro consentiva – secondo il credo dell’epoca – agli spiriti di unirsi alla vita quotidiana dei viventi. I corpi venivano lasciati a “colare” in appositi angoli fino alla mummificazione e potevano essere “visitati” dai parenti in qualsiasi momento.

Si passa quindi nella grande camera a “tholos” sulla cui cima si apre un buco dal quale entra il sole. Il soffitto di questa stanza campaniforme è alto ben sedici metri dal pavimento ed è caratterizzata da un foro centrale allo zenith. foro dal quale penetrano i raggi del sole durante tutto l’anno, colpendo dei punti particolari all’interno della stanza misteriosa.

L’attenzione con cui il cerchio di luce percorre alcuni angoli della stanza lascia immaginare dei rituali ben precisi legati, appunto, al grande astro luminoso, specie in estate.  Quando la camera veniva usata come deposito di grano, il foro serviva probabilmente per versare dentro il raccolto. Al primo piano si possono visitare altri quattro ambienti, di cui uno presenta una particolare acustica … un vero e proprio mistero sonoro!

Il mistero della trasfigurazione nella Gurfa

Provate a mettervi nell’angolo più lontano della stanza, lasciando gli amici fuori dalla porta. E, col viso rivolto verso il muro, parlate a voce bassissima come se mormoraste. Se siete uomini, la vostra voce profonda verrà amplificata al punto che chi rimane fuori dalla stanza sentirà tutto chiaramente. Se siete donne, invece, nessuno sentirà nulla … solo un cupo mormorio. Questo perchè la stanza è stata pensata apposta per favorire la voce maschile. Forse anticamente era un luogo di preghiera riservato ai sacerdoti … o la camera del padrone di casa, da cui egli scandiva gli ordini.

Un mistero però aleggia anche intorno al foro della camera a cupola. Secondo alcuni indicherebbe con perfezione assoluta l’asse che collega Zenit e Nadir – i punti di rotazione nord e sud del pianeta –  e la prova è data dal raggio solare che illumina il pavimento della stanza soltanto nella giornata del Solstizio d’Estate.  La luce, dal foro in alto, cade in una vasca di raccolta delle acque situata a nord. L’unione dei due punti può essere interpretato come “l’asse del mondo”!
Un fatto è certo: la maestria con la quale è stata costruita la Gurfa con gli angoli di base a 72° e quello superiore a 36° ci dicono che è una sezione aurea!

Grotte della Gurfa
Roberto de Leo investito dalla luce del solstizio d’estate

 

Ma quello che colpisce maggiormente è che a mezzogiorno del 21 giugno i raggi del sole creano nella persona che ne viene investita una sorta di “trasfigurazione”, un effetto simile a quello che solitamente vediamo nella Vergine o in Cristo quando viene rappresentato nelle “mandorle” di luce nelle chiese medioevali. Una manifestazione che viene detta anche “ierofania“, cioè manifestazione del sacro nella storia delle religioni.
C’è chi sostiene che luoghi come questo siano stati utilizzati in passato per riti di iniziazione di antichi sovrani.

Cosa vedere nei dintorni delle Grotte Gurfa

Le Grotte della Gurfa fanno parte del comune di Alia. Nonostante abbia solo 3000 abitanti, questo paesino è ricco di monumenti affascinanti: moltissime chiese, tra cui il seicentesco Santuario della Madonna delle Grazie; gli Archi del quartiere Sant’Anna che collegano le case del centro tra loro; il principesco Palazzo Guccione; i bellissimi “brivatura” (gli abbeveratoi da cui sgorga acqua di montagna).

Da segnalare anche Caccamo con il suo splendido castello, il lago (diga) Rosamarina, uno dei più grandi in Sicilia, ed i resti di Himera una città greca oltre a Solunto (ellenistica-Fenicio-Punica).

A circa un’ora di strada si trova la bella cittadina di Polizzi Generosa, “porta” del Parco delle Madonie, e da qui si raggiunge facilmente anche la stazione sciistica di Piano Battaglia. Palermo dista un’ora e mezza (77 km)  percorrendo la Statale 121 fino al termine. Un po’ più vicina (65 km) Bagheria con le sue meravigliose ville.

Grotte della Gurfa, altre informazioni

L’accesso alle Grotte della Gurfa è gratuito, ma rigorosamente su prenotazione. Vi verrà chiesto di lasciare, se vorrete, una offerta per lo stesso mantenimento del sito.

Per prenotare una visita, contattate il comune di Alia ai numeri: 091-8219528 oppure 091-8210911, o tramite la pagina FB delle Grotte.

Per arrivare, da Palermo seguite la SS 121 fino ad Alia e proseguite oltre il paese, fino a trovare il Km 184. Da Catania, le opzioni sono due. Si segue l’autostrada A19 fino a Tremonzelli e da qui si seguono le indicazioni per Valledolmo e per la 121. Ma queste strade, sebbene in linea d’aria siano scorciatoie, sono spesso franate, sterrate e chiuse per lavori il che ritarda di molto i tempi. In alternativa, si esce a Resuttano o a Irosa e si cerca il collegamento con la SS121. Si allungano i tempi sicuramente ma le condizioni della Statale sono molto migliori e si potranno recuperare minuti di viaggio lungo la via.
L’aeroporto più vicino è Punta Raisi, Palermo.

Ringrazio per le foto e per la collaborazione Roberto de Leo.

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