Itinerari naturalistici in Sicilia, sulla faglia della Timpa di Acireale

Stampa

Ad Acireale, in Sicilia, si può letteralemente “passeggiare su un terremoto”… o su quel che lo causa. E’ la scarpata della Timpa, oggi splendida riserva naturale, ma anche faglia tettonica che emerge dalle acque profonde dello Jonio.

Avete mai toccato con mano un terremoto? Anzi, una serie di terremoti storici, tutti insieme? Potreste farlo se veniste a passeggiare lungo i sentieri della Riserva Naturale Orientata Timpa di Acireale. Una esplosione di natura selvatica, tipica macchia mediterranea, affacciata a strapiombo sul blu intenso del mar Jonio … tra rocce di lava millenaria e percorsi scolpiti dall’uomo, lungo una scarpata che nasconde un segreto.

La Timpa di Acireale, infatti, è la parte emersa di una faglia tettonica attiva che rientra in quel sistema geologico ben più complesso noto come faglia Ibleo-Maltese. La faglia, per inteso, che causò il devastante terremoto del 1693 e la distruzione di quasi tutta la Sicilia Orientale. Di solito è impossibile vederla perchè scorre nei profondi fondali del Mediterraneo, tranne che in questo tratto di costa compreso tra Aci Trezza e il porto turistico di Riposto. Qui la potenza della terra emerge dal mare e si mostra in tutta la sua grandezza.

I segreti della Timpa di Acireale

La Timpa di Acireale è dunque una faglia tettonica che è emersa, grazie alle spinte sismiche e vulcaniche, centinaia di migliaia di anni fa. La sua emersione ha portato alla luce strati di antiche lave e si è intrecciata con le nuove colate laviche dell’Etna che, periodicamente, la ricoprivano. Dunque si presenta come una preziosa miniera geologica a cielo aperto, dove si possono studiare – semplicemente guardandole – rocce di ogni epoca!

Essendo un territorio impervio, scosceso, soggetto a numerosi movimenti franosi, la Timpa non ha favorito molto gli insediamenti umani. Su tutta la sua estensione, infatti, si trova soltanto un villaggio di pescatori – Santa Maria La Scala – che fa parte del comune di Acireale.  La natura ha potuto prosperare liberamente, tra quelle rocce, ed è per questo che nel 1999 si è deciso di creare la Riserva Naturale Orientata allo scopo di proteggerla il più a lungo possibile.

La riserva copre 265 ettari di territorio suddiviso in due fasce: la zona costiera (Fascia A) e la zona più alta del promontorio (Fascia B) che si innalza fino ai 100 metri sul livello del mare. Protegge diversi tipi di piante tipiche della macchia mediterranea ma anche alcune specie molto antiche appartenenti al Bosco di Aci – una grossa macchia di vegetazione presente fin dai tempi dei Romani e oggi quasi del tutto scomparsa.

L’uomo e la faglia

L’unico centro urbano che si trova proprio dentro la riserva è il villaggio di Santa Maria La Scala, annidato intorno a un piccolo molo peschereccio e circondato da spiagge di ciottoli neri. Per secoli questo borgo ha alimentato l’economia del comune di riferimento, Acireale, grazie alla pesca. Naturalmente solo di recente si è scoperto che la Timpa è una faglia sismica, dunque quando fu fondato il villaggio non se ne aveva conoscenza. Il mare era ricco di pesci, la costa protetta dai venti e il suolo fertile quanto bastava per consentire una buona vita.

Per permettere al pescato di raggiungere in fretta il mercato del centro storico, situato sull’altipiano in cima alla Timpa, fu costruito un sentiero che – scavando tra le rocce – collegava direttamente il mare alla città soprastante. Questo sentiero, nel XVI secolo, venne ampliato e reso carrabile. Oggi lo si può ancora percorrere (soltanto a piedi), in una serie di rampe a zig-zag lastricate di pietra lavica, interrotte a metà da un torrione che un tempo serviva da forte militare. Nel XIX secolo fu costruita una seconda strada, più a nord, oggi asfaltata, per consentire un più rapido movimento di mezzi da e per Acireale.

Gli abitanti di Santa Maria La Scala, oltre ad essere pescatori, sono anche agricoltori in grado di essere autonomi con la propria produzione di cibo. Hanno infatti ricavato dei terrazzamenti sul fianco della Timpa che consentono di coltivare orti, frutteti e vigneti. La nascita della Riserva ovviamente ha impedito – o molto limitato – lo sfruttamento della Timpa, ma consente di mantenere le coltivazioni ad uso della popolazione locale.

Cosa vedere sulla Timpa

Esistono divesi itinerari naturalistici da poter percorrere lungo la faglia emersa della Timpa di Acireale. Tre di questi sono i più famosi, e anche i più fattibili per i turisti.

Il Sentiero Acquegrandi – o Acquaranni, in siciliano – scende dalla parte sud di Acireale, dalla frazione Santa Maria delle Grazie. Si lascia l’auto vicino alla chiesetta Madonna dell’Aiuto e si imbocca il sentiero di lava che scende fino a una spiaggia di massi neri. Oltre ad ammirare la parte più ripida della faglia, qui si possono vedere alcune delle più strane formazioni rocciose della costa … come le lave “a corda” o la “roccia coccodrillo”, così chiamata per gli strani disegni di erosione che la fanno somigliare al dorso di quell’animale.

Il più famoso, turisticamente parlando, è il Sentiero delle Chiazzette. Si tratta delle rampe lastricate costruire nel Cinquecento per collegare Santa Maria La Scala ad Acireale. Oggi si raggiungono dal quartiere Madonna del Suffragio, attraversando la Statale 114 grazie a un ponte pedonale che immette direttamente nello storico percorso. Lungo la discesa si incontrano anche due piccole cappelle seicentesche e il forte detto “del Tocco” perché da qui si sparava il tocco di cannone che avvisava dell’arrivo delle navi. A metà percorso, le Chiazzette si dividono in due: proseguendo lungo la “Chiazzetta Lunga” si arriva direttamente nella piazza del borgo; se si scende dalle “Chiazzette Corte” ci si ritrova davanti alla spiaggia.

Un bel sentiero recentemente ritrovato è quello di Via Balestrate Vecchia, che inizia dalla curva che scende verso il borgo di Santa Maria La Scala. Il sentiero percorre la parte più interna della Timpa, quella che sbuca alla fine sulla frazione costiera di Santa Tecla. Da lassù è interessante osservare il panorama della costa da un lato e quello delle rocce selvagge dall’altro.

Flora e fauna della Timpa

Durante le passeggiate che abbiamo descritto, accompagnati da una brava guida, potrete riconoscere molti esemplari di flora e fauna che rendono questa riserva tanto bella. Tra la vegetazione tipica troverete il finocchio selvatico, il lentisco, l’olivastro, il bagolaro, la valeriana rossa e una particolare pianta di tè indigena.

La Timpa di Acireale è il paradiso di piccoli rettili, come le lucertole, i serpentelli non velenosi (colubro, biacco) e si trovano perfino tartarughe.  Non è raro incontrare lungo i sentieri istrici, donnole e quercini. Tra le alte rocce della riserva nidificano i falchi e le poiane, ma si possono avvistare anche il gheppio, il gabbiano reale e qualche airone.

Se osservate bene tra le foglie, vedrete insetti come le mantidi, le cavallette dalle ali azzurre e la particolare Cavalletta Egizia. Le api che volano tra i fiori della riserva sono in gran parte rari esempi di specie indigene siciliane, sicuramente da preservare.

Dove dormire nella Riserva

Nella Riserva Naturale Orientata della Timpa si può trascorrere una indimenticabile vacanza immersi nella natura, soggiornando nel Campeggio la Timpa. L’International Camping La Timpa di Acireale è situato su una terrazza da cui si gode una splendida vista panoramica ed include una piccola spiaggia privata ed attrezzata, raggiungibile con l’ascensore.

Come arrivare

In macchina, la strada che collega la Riserva della Timpa con il testo della Sicilia orientale – sia con Catania che con Messina – è la Statale 114. Potete anche arrivare tramite l’autostrada A18 Messina-Catania, con uscita diretta Acireale, cercando poi il collegamento con la SS114.

L’aeroporto più vicino è Fontanarossa di Catania, ben collegato con Acireale da diverse corse di bus e taxi.

Foto di G. Musumeci

 

Stampa